Lot 6
  • 6

GIORGIO MORANDI | Natura morta

Estimate
600,000 - 800,000 EUR
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Description

  • Giorgio Morandi
  • Natura morta
  • firmato sul retro
  • olio su tela
  • cm 30x35
  • Eseguito nel 1945

Provenance

Collezione Roberto Longhi, Firenze
Collezione U. Frediani, Livorno
Collezione privata, Genova
Acquistato dall'attuale proprietario negli anni Ottanta

Literature

Lamberto Vitali, Morandi. Catalogo generale. Volume primo 1913-1947, Milano 1977, n. 487, illustrato

Condition

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Catalogue Note

“Morandi guarda un gruppo di oggetti sopra un tavolo con l’emozione che scuoteva il cuore al viaggiante della Grecia allorquando mirava boschi e valli e monti ritenuti soggiorni di divinità bellissime e sorprendenti”.
Citazione di Giorgio De Chirico su Morandi, da Morandi e il suo tempo, saggio “il tempo autre di Morandi” di Concetto Pozzati, pag. 91 Natura morta del 1945, un tempo parte della collezione privata di Roberto Longhi, testimonia il sodalizio tra Giorgio Morandi e il grande storico dell’arte che iniziò grazie ad un incontro casuale nel 1927, durante la presentazione del libro Piero della Francesca, ultima opera dell’importante accademico. Proprio questa circostanza fortuita fu assolutamente essenziale al successo mondiale di Giorgio Morandi e costituì la base della futura e fruttuosa collaborazione.
Il pittore e Longhi, venendo da esperienze culturali affini, fondarono una sorta di scuola di pensiero, una cultura nel vero senso del termine, che - in controtendenza con le avanguardie e gli artisti della prima metà del XX secolo - guardava al passato e alla tradizione pittorica locale, rispettandola e attingendo da essa nell’uso del colore.
Nel 1945, anno di esecuzione di Natura morta, Roberto Longhi scrisse una prefazione a Morandi commentando come “soltanto scavando dentro e attraverso la forma, e stratificando le ‘ricordanze’ tonali, si possa riuscire alla luce del sentimento più integro e puro; ecco infatti la lezione intima di Morandi e il chiarimento immediato della sua riduzione del soggetto che gira al minimo; l’abolizione, in ogni caso, del soggetto invadente che parte in quarta e si divora l’opera e l’osservatore” 
Giorgio Morandi, “pur navigando tra le secche più perigliose della pittura moderna” riuscì grazie a Longhi ad affermarsi tra i grandi del Novecento in modo elegante e non autoritario sapendo “sempre orientare il suo viaggio con una lentezza mediata e con un’affettuosa studiosità” (Flavio Caroli, Il sodalizio fra Longhi e Morandi e l’eredità di Francesco Arcangeli, in Morandi e il suo tempo, Milano 1985, pp. 69-77).

Natura morta dated 1945, once part of Roberto Longhi's private collection, testifies the friendship between Giorgio Morandi and the great art historian, which began thanks to a chance meeting in 1927, during a presentation of the book Piero della Francesca, the latest publication by the important academic. It was precisely this fortuitous circumstance that was absolutely essential to the worldwide success of Giorgio Morandi and formed the basis of the future fruitful collaboration between the two.
Together, the painter and the art historian, with their similar cultural experiences, founded a school of thought, a ‘culture’ in the true sense of the term, which looked to the past and to local pictorial tradition, respecting it’s use of colour, in contrast to the avant-garde artists of the first half of the 20th Century.
In 1945, the year in which Natura morta was executed, Roberto Longhi wrote of Morandi that "only by digging in and through form, and stratifying tonal ‘memories’, can we come out into the light of the most integral and pure feeling. This is Morandi’s intimate lesson and the immediate clarification of his reduction of his subject to a minimum; the abolition, in any case, of the intrusive subject which bursts out and devours the work and the observer".
Giorgio Morandi succeeded, with Longhi’s support, in asserting himself among the greats of the 20th century in an elegant and non-authoritarian manner", despite navigating the most perilous shallows of modern painting", aware that he was "ever orienting his journey with a mediated slowness and with affectionate studiousness" (Flavio Caroli, ‘The association between Longhi and Morandi and the legacy of Francesco Arcangeli’, in Morandi e il suo tempo, Milan 1985, pp. 69-77).