Lot 14
  • 14

ALIGHIERO BOETTI | Legno ferro (pavimento)

Estimate
80,000 - 120,000 EUR
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bidding is closed

Description

  • Alighiero Boetti
  • Legno ferro (pavimento)
  • legno e ferro
  • cm 50,3x50x5
  • Eseguito nel 1967

Provenance

Collezione privata, San Sebastiano Po
Collezione Marco Noire, Torino
Ivi acquistato dall'attuale proprietario 

Exhibited

Bonn, Kunstverein, Alighiero e Boetti. 1965-1991, 1992, p. 23, illustrato
Cosenza, Palazzo Arnone, Alighiero e Boetti, 2005-06, p. 38, illustrato
Lugano, MASI Museo d'Arte della Svizzera Italiana, Boetti Salvo. Vivere lavorando giocando, 2017, p. 133, illustrato

Literature

Jean-Christophe Ammann, Alighiero Boetti. Catalogo generale. Tomo primo, Milano 2009, p. 170 e 314, n. 134, illustrato a colori

Condition

In general, this work appears to be in overall good condition. The signs of wearing and the surface unevenness are inherent to the author's artistic research and choice of media.
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Catalogue Note

"Pavimento consiste infatti in una serie di unità modulari, mattoni refrattari perloppiù, che si accostano a strutturare un quadrato la cui prerogativa è di essere leggermente ruotato rispetto alle coordinate ortogonali. "Presentare un disordine visivo che fosse invece la rappresentazione di un ordine mentale": questo l'intento. La semplice operazione di rotazione complica ed inquieta allora l'individuazione della matrice originaria e suscita uno sconcerto visivo che i moduli centrali, integri ed ortogonali, si incaricano di ridimensionare. In quest'opera si affaccia dunque quella polarità tra ordine e disordine che troverà molteplici ed inedite declinazioni negli anni successivi."
Adachiara Zevi, Peripezie del dopoguerra nell'arte italiana, Torino 2005, p. 22


Legno ferro (pavimento) fa parte di una limitatissima serie di 3 tasselli di pavimento di forma quadrata realizzati nel 1967. Nel Sessanta Alighiero Boetti è straordinariamente attivo e sperimenta l’utilizzo di materiali naturali come granito, marmo e roccia e di materiali artificiali come acciaio, plastica e Plexiglas. Legno ferro (pavimento) è un’opera la cui idea si basa su un esercizio tautologico e concettuale operato dall’artista, in cui Boetti dona una nuova enfasi ad un oggetto già estremamente noto, ovvero una tessera pavimentale, dove utilizza delle tavelle refrattarie squadrate secondo profili non ortogonali, ottenendo quindi uno scarto laterale che introduce nell’ordine geometrico un elemento di disturbante irregolarità concluso nel rigido perimetro quadrato (Alighiero Boetti 1965-1994, catalogo della mostra, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino,  pp. 76-77).

Boetti stesso descrive le sue opere in un’intervista con Tommaso Trini come “un metro quadro di follia nei chilometri quadrati della realtà” (T. Trini, Alighiero Boetti: i primi 1000 fiumi più lunghi del mondo, in “Data”, n. 11, Milano, 1974). I suoi tasselli di pavimento del ’67 abbracciano totalmente i concetti chiave dell’Arte Povera, attraverso l’utilizzo di materiali semplici e artigianali e la nuova forma espositiva dell’installazione, abbandonando la classicità della scultura.

Come Alighiero Boetti, il minimalista Carl Andre (n. 1935), dopo aver lavorato dal 1960 al 1964 presso le ferrovie della Pennsylvania, è ispirato dall’elementarità dei materiali da costruzione. Egli sovverte i principi della scultura tradizionale creando installazioni monodimensionali, prive di verticalità e “calpestabili”.
In questo periodo di grande fortuna e sperimentazione per tutti gli artisti appartenenti al movimento dell’Arte Povera, Boetti ha occasione di esporre le sue opere in numerose città italiane tra cui Genova, con una personale presso la Galleria La Bertesca.

L’arte di Boetti nasce in principio da un’idea, ma la genialità che lo contraddistingue si sviluppa nella vera e propria regola del gioco dell’esecuzione. Egli, come sostiene Anne-Marie Sauzeau, sua moglie dal 1964 al 1987, “prende alla lettera il proprio enunciato e lo spinge fino all’estremo con fanciullesco spirito d’avventura” senza il timore di essere incomprensibile, giocando artisticamente con il mistero.

Legno ferro (pavimento) is one of a very limited series of 3 square floor tiles made in 1967. In the 1960s Alighiero Boetti was extraordinarily active, experimenting with the use of natural materials such as granite, marble and rock and artificial materials such as steel, plastic and Plexiglas. Legno ferro (pavimento) is based on a tautological and conceptual exercise carried out by the artist, in which Boetti lends new emphasis to an already extremely well-known object, namely the floor tile where he uses surfaces squared according to non-orthogonal profiles, thus obtaining a lateral gap which introduces an element of disturbing irregularity into the geometric order which is compounded in the rigid square perimeter.

Boetti himself described his works in an interview with Tommaso Trini as "a square meter of madness in the square kilometers of reality". His 1967 floor tiles entirely embrace the key concepts of ‘Arte Povera’ (Poor Art), using simple and artisan materials and the new exhibition form of the installation, abandoning the classicism of sculpture.

Like Alighiero Boetti, the minimalist Carl Andre (b. 1935) was inspired by the elementary nature of building materials after working from 1960 to 1964 on the Pennsylvania railways. He overturned the principles of traditional sculpture by creating one-dimensional, flat installations which were ‘walkable’. In this period of success and experimentation for all artists belonging to the ‘Arte Povera’ movement, Boetti exhibited his works in numerous Italian cities including Genoa with a solo exhibition at the Galleria La Bertesca.

Boetti's art was born from an idea, but the genius that distinguished it developed in the game of execution. His wife from 1964 to 1987, Anne-Marie Sauzeau, maintained that Boetti "takes his utterance literally and pushes it to the extreme with a boyish spirit of adventure" without the fear of being incomprehensible, playing artistically with the unknown.



Opera registrata presso l'Archivio Alighiero Boetti, Roma, con il n. 76
L'opera è accompagnata da certificato su fotografia firmato dall'artista