Lot 33
  • 33

Giorgio Morandi

Estimate
280,000 - 350,000 EUR
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Description

  • Paesaggio
  • firmato e datato 1940 sul retro
  • olio su tela
  • cm 40x49

Provenance

Collezione Emilio e Maria Jesi, Milano
World House Galleries, New York
Galerie Krugier & Cie, Ginevra
Galleria dell'Annunciata, Milano
Galleria Cafiso, Milano
Ivi acquistato dall'attuale proprietario

Exhibited

Columbus, Columbus Gallery of Fine Arts, Italian Design Today, 1956
New York, World House Galleries, Giorgio Morandi, Retrospective, 1912-1957, 1957, n. 9
New York, The American Federation of Fine Arts, Manzù and Morandi, 1958, n. 19
New York, World House Galleries, Giorgio Morandi, 1960-1961, n. 6, illustrato
Berna, Kunsthalle, Giorgio Morandi, 1965, n. 56
Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Giorgio Morandi (1890-1957), 1973, n. 65, illustrato

Literature

Lamberto Vitali, Morandi. Catalogo Generale, Milano 1983, Vol. I, 1913-1947, n. 271, illustrato

Condition

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Catalogue Note

L'opera è accompagnata da attestato di libera circolazione

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"Nulla è più astratto della realtà". Parola di Giorgio Morandi. Personaggio di primo piano della pittura italiana del Novecento e considerato tra i maggiori incisori mondiali del XX secolo, propose il suo lavoro e il suo punto di vista sempre, anche quando non raccolse consensi, con profonda coerenza personale ed autonomia di giudizio. In particolare, per la sua attenzione alla tradizione fu accusato di conservatorismo ed anti - modernità, mentre l’artista riconosceva espressamente, nell’opera di alcuni maestri dei secoli passati il cuore di ciò che fa vera, sempre, un’esperienza artistica: il rapporto con la realtà. Come afferma l’artista stesso della sua autobiografia pubblicata nel 1928: “Sentii che solo la comprensione di ciò che la pittura aveva prodotto di più vitale nei secoli passati avrebbe potuto essermi da guida a trovare la mia via. Questi studi mi furono soprattutto benefici perché mi portarono a considerare con quanta sincerità e semplicità operarono i vecchi maestri, che costantemente alla realtà s’ispirarono, e che dai più antichi ai moderni chi non si era allontanato da questi principi aveva prodotto opere vive e dense di poesia. Questo mi fece comprendere la necessità di abbandonarmi interamente al mio istinto, fidando nelle mie forze e dimenticando nell’operare ogni concetto stilistico preformato. (…) So quanto ancor lontana e difficile a raggiungere sia la meta che mi è dato di scorgere, ma mi sorregge la certezza che la via che percorro è la vera”.

Morandi, apparentemente crepuscolare e isolato -sono pochissimi infatti i contatti che ebbe con i maestri e i pittori del suo tempo-, toccò quindi la svolta della sua produzione artistica attraverso la lezione dei grandi del passato, grazie ai quali riuscì a codificare le regole compositive degli oggetti secondo tipologie geometriche e acquisì una propensione per i valori tonali. Dopo le opere ‘metafisiche’ e le nature morte del biennio 1919-1920, la scelta del paesaggio, tema per eccellenza legato al transeunte -bersaglio polemico fin dagli anni di Valori Plastici- e dove più si giocava allora il confronto con l’impressionismo, assume il concetto degno di una sfida. Comincia così la ricerca personale del pittore sui paesaggi, concentratasi soprattutto sul panorama di Grizzana, dove aveva casa, che vengono continuamente rielaborati e approfonditi, per carpirne le diverse sfumature e i riflessi. “Si può dipingere ogni cosa, basta soltanto vederla - dichiara il pittore in un’intervista del 1957 - di nuovo al mondo non c’è nulla o pochissimo, l’importante è la posizione diversa e nuova in cui un artista si trova a considerare e a vedere le cose della cosiddetta natura e le opere che l’hanno preceduto o interessato.”

I paesaggi degli anni Trenta estremizzano il processo di visione astratta: i tagli compositivi si fanno più arditi e le rare presenze (mai esseri viventi) si riducono a macchie campite di una pennellata matericamente consistente e decisa nel tratto. Affiancando un’intensa ricerca cromatica alle indagini sulla composizione, l’artista rivela una grande capacità nel cogliere le più sottili variazioni di temperatura e intensità della luce, raggiungendo così un effetto velato e trasparente in cui le forme sembrano in divenire. I contorni nelle sue opere danno luogo a una metamorfosi, poiché, vibrando nelle zone di luce, si offuscano e arrivano quasi a cancellarsi. 

Paesaggio del 1940 appare avvolto da un’aura di calma e di mistero, accentuata dalla scelta di colori cupi e terrosi, che si disperde nello spazio, riempiendo gli oggetti di una profonda spiritualità. L’uso di una gamma di colori ristretta è una prerogativa di Morandi, che lo rende ulteriormente poetico e surreale e, nonostante i soggetti non siano finemente particolareggiati, si può notare come essi non perdano di realismo. Attraverso un linguaggio semplice e incontaminato, Morandi immortala la realtà in tutte le sue sfaccettature e riesce a esprimere con grande liricità la propria visione interiore, che non prescinde dalla lezione degli antichi da lui più ammirati. Oltre a essere uno dei paesaggi più interessanti dal punto di vista artistico, l’importanza di quest’opera risiede anche nel fatto di aver fatto parte in passato della prestigiosa collezione Jesi, nella quale figurano gran parte degli artisti italiani di spicco del panorama della prima metà del Novecento.

Bernardo Bertolucci, figlio di Attilio, grande amico del pittore, afferma che “Morandi è qualcuno per cui si può prendere una cotta” e non si potrebbe essere più d’accordo.

“Nothing is more abstract than reality”. This is what Giorgio Morandi asserts. One of the main painters of the Italian Twentieth Century’s art, he is also considered one of the most important etching artists worldwide. He always demonstrated his point of view, even when he did not achieve any approval, keeping his deep personal coherence and his autonomous way of judging. For his attention towards tradition he was accused of being conservative and to oppose modernity, while the artist found in the previous centuries’ artworks the focus of what always makes true an artistic experience: the relationship with reality. In his autobiography issued in 1928, Morandi wrote: “I realized that only the comprehension of the most vital paintings from the past would have helped me find my own path. These researches helped me comprehend that through the sincerity and the simplicity applied by these old masters, whoconstantly and firmly took their inspiration from reality, the obtained result was full of poetry and vivacity. This made me comprehend the need I had to let my instinct guide me, trusting my own capacities and forgetting any stylistic pre formed concept (..)I know how far away and difficult it is to reach my aim, but the awareness of knowing that the path I am pursuing is real, supports me.”

 

Morandi who apparently was isolated and crepuscular –indeed  he did not have many contacts with other painters of his time-found his artistic path through what he apprehended from artists of the past from whim he learned  how to coordinate the composition rules of the objects portrayed according to their geometrical typologies that made him acquire an inclination towards tonal values.