Lot 23
  • 23

Salvatore Scarpitta

Estimate
350,000 - 450,000 EUR
bidding is closed

Description

  • Salvatore Scarpitta
  • Bendato
  • firmato, intitolato, dedicato TO MARY MAC FADDEN-7-13-77, iscritto Leo Castelli e datato 1960 sul retro
  • bende e tecnica mista
  • cm 39x49

Provenance

Collezione Mary Mac Fadden, donato dall'artista nel 1977
Leo Castelli, New York
Collezione Sergio Casoli, Milano
Ivi acquistato dall'attuale proprietario nel 2000

Exhibited

Parma, Galleria Niccoli, I rossori dell'arte, 1990, p. 85, illustrato
Roma, Studio Durante, Salvatore Scarpitta-Opere 1955-1964, 1991, n. 10, illustrato
Bagheria, Civica Galleria Renato Guttuso, Scarpitta, 1999, p. 114, n. 50, p. 91, n. 50, illustrato

Literature

Giorgio Di Genova, Storia dell'arte italiana del '900, Generazione anni Dieci, Bologna 1990, p. 62, illustrato
Luigi Sansone, Salvatore Scarpitta, Catalogue Raisonné, Milano 2005, p. 175, n. 261, illustrato

Condition

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Catalogue Note

Nell'aprile del 1958 Salvatore Scarpitta, dopo aver portato una ventata di fresca originalità e creatività nel mondo artistico romano con le sue tele estroflesse, i lavori monocromi e con le "fasce" esposte presso la galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis, incontra a Roma il gallerista Leo Castelli che lo invita a esporre presso la sua galleria a New York; per questo motivo, nel dicembre del 1958, Scarpitta ritorna negli Stati Uniti dove nel gennaio successivo espone i lavori "bendati". Questa mostra segnerà il punto di partenza di un proficuo rapporto di lavoro e amicizia tra Leo Castelli e l'artista, documentato dalle numerose mostre personali e collettive a cui Scarpitta partecipa nei decenni successivi, l'ultima delle quali è inaugurata nel gennaio 1998 per celebrare i quarant'anni di attività della galleria. "Sono ritornato in America", ricorda Scarpitta, "portando i quadri, però frutto di un lavoro italiano[...] erano le prime tele a rilievo che vedevano qui, perché non esisteva come fatto. Poi, magari, dopo un anno o due, sono venuti i quadri a rilievo, però geometrizzati. Ma la tela a rilievo era forse la cosa, riempiendo lo spazio già da un muro, che ha dato, secondo me, al minimal la sua partenza, perché invadeva lo spazio non più in un senso pittorico, ma in un senso, direi quasi, architettonico".

La sorprendente novità delle opere di Scarpitta nel mondo artistico di New York è sottolineata da Bennet Schiff che nel recensire la sopra citata mostra da Leo Castelli sul "New York Times si sofferma sull'originalità del lavoro: "L'arte di Salatore Scarpitta è qualcosa di completamente nuovo rispetto a quanto è stato fatto fino ad ora [...] così nell'anno 1959 abbiamo qualcosa di nuovo".

Per la sua seconda mostra personale da Leo Castelli nel 1960 Scarpitta realizza alcuni lavori con larghe fasce sovrapposte e intrecciate, come in Bendato, che formano dinamiche linee di forza configurando all'interno dell'intreccio e del complesso sovrapporsi delle fasce degli spiragli attraversati da luce e aria. Fasce e bende che trasmettono una sensazione di forza, ma anche di difesa e protezione in quanto contengono, trattengono e conservano una forza vitale, che in noi è volontà di sopravvivenza.

Bendato è il titolo di questo tipico gustoso lavoro eseguito a New York da Scarpitta: è un'opera che concentra nel colore e nella dinamicità della composizione energia ed equilibrio ad un tempo, grazie ad un originale intreccio di fasce disposte longitudinalmente e in diagonale che creano un gioco di chiaroscuri tanto efficaci da dare all'opera un particolare rilievo e profondità.

L'impasto materico del colore nelle sue mosse lavorate tonalità cattura lo sguardo, invitando a godere della complessa e impegnata composizione che la rende una classica piacevolissima opera del noto artista italoamericano.

Luigi Sansone

Salvatore Scarpitta brought a breath of originality and creativity to the Roman art scene with his everted monochrome, strip canvases at Plinio De Martiis’ Tartaruga Gallery. It was here that the artist met gallerist Leo Castelli who offered him a solo show at his New York gallery. So it was that in 1958 Scarpitta returned to the United States the following January to show his ‘banadage’ works. This show was the beginning of a long friendship and fruitful professional relationship between Leo Castelli and the artist, a fact evidenced by the numerous solo and collective shows in which Scarpitta participated over the ten years that followed. The last of these took place in January 1998 on the occasion of the 40th anniversary of the gallery.

‘I returned to America’, Scarpitta remembers, ‘carrying with me works created in an Italian working environment […] Mine were the first shaped canvases they had seen over there, because they simply had not thought of it before. Of course, after a year of two, other shaped canvases came along, but they were more geometrical works. I think it was shaped canvases, with their space filling aptitude, that gave rise to minimalism. They invade the space in a way that is not painterly but rather, I would go so far as to suggest, architectural’. The surprising novelty of Scarpitta’s works on the New York art scene is underlined by Bennet Schiff whose review in the New York Times of the aforementioned show at Leo Castelli’s gallery lingered on the originality of the works: 'Salvatore Scarpitta's art is completely different from that which has come before [...] so that in the year 1959 we have stumbled upon something new’.

For his second solo show at Leo Castelli’s gallery in 1960 Scarpitta executed works with large strips which crossed one another and entwined, as in Bendato, forming dynamic force lines inside the tightly woven web of overlapping strips by way of small openings which allowed light and air to pass through.

These strips and bandages relay a sense of strength but also a defensiveness and protection in that they contain, restrain and conserve a vital force which is the human will to survive. Bendato (‘Bandaged’) is the title of this characteristically exquisite work by Scarpitta, executed in New York. The work concentrates an energy and equilibrium into its colour and dynamicity due to its original knot of strips that are arranged horizontally and diagonally. These produce a chiaroscuro effect that elevates the work and gives it depth. The thickness of the energetically applied colour captures the eye, inviting the viewer to fully relish the complex and tightly structured composition which renders this a most delightful, classic work of the famous Italian-American artist.

Luigi Sansone



Opera accompagnata da certificato su fotografia rilasciato da Luigi Sansone, Milano