Lucio Fontana

Galleria Boni+Schubert, Lugano
Toninelli Arte Moderna, Milano
Collezione privata, Milano
Ivi acquisito dall'attuale proprietario 

Lugano, Galleria Boni+Schubert, Lucio Fontana, tele e incisioni, (1899-1968), 1969, illustrato

Enrico Crispolti, Lucio Fontana. Catalogue raisonné, Bruxelles 1974, vol. II, pagg. 68-69, illustrato
Enrico Crispolti, Lucio Fontana. Catalogo generale, Milano 1986, vol. I, p. 237, illustrato
Enrico Crispolti, Lucio Fontana. Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, Milano 2006, vol. I, p. 400, n. 60 B 13, illustrato

This work is in very good condition. Colour is slightly more delicate compared to the catalogue illustration. There are minor traces of wearing towards the corners. There are few tiny inclusions between the canvas and the stretcher along the lower right edge. No traces of retouching appear to be visible under UV light.
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“Pensavo a quei mondi, alla luna con questi […] buchi, questo silenzio atroce che ci angoscia. […] Arriva l’uomo, in un silenzio mortale, in questa angoscia, e lascia un segno vitale del suo arrivo… erano queste forme ferme con un segno di voler far vivere la materia inerte, no?” (Lucio Fontana, in Carla Lonzi, Autoritratto, p.389)

"Agli esordi degli anni Sessanta, Fontana sviluppa una nuova serie di buchi, inizialmente vicini agli inchiostri più campiti, nei grandi fondi quasi monocromi ad aniline, ove i buchi stessi sono disposti quasi circoscrivendovi delle immagini oppure in libera costellazione. […] I nuovi buchi risultano in genere ordinati secondo profili o sagome di forme o coordinate ritmiche. Forme liberamente analogiche, forme curveggianti, nelle quali la forma stessa acquista un valore appunto quasi concettuale" (Enrico Crispolti, Lucio Fontana. Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, Milano 2006, p.71).

La composizione elegante di Concetto Spaziale evoca quel senso cosmico di silenzio e apparente immobilità da cui Fontana era profondamente affascinato. I buchi di quest’opera eseguita nel 1960 sono raggruppati secondo uno schema che non invita soltanto lo spettatore a soffermarsi su uno spazio esistente oltre la tela, ma sono disposti secondo un ordine regolare e ritmico che suggerisce lo stagliarsi di una figura autonoma. Questa forma antropomorfa campeggia sullo sfondo nero e opaco di anilina e si muove nello spazio profondo e sospeso della tela. Il continuum di buchi che emerge sinuoso sulla tela è progettato per occupare buona parte della scena con la sua forma ameboide, essenziale e  monumentale allo stesso tempo.

Le geometrie morbide e stilizzate dell’andamento dei buchi di Concetto Spaziale ricordano certe opere di Jean Arp che celebrano la potenza delle forme pure, cariche di una forte valenza antropomorfa. La semplicità e la purezza di queste sagome arcaiche influenzerà profondamente la ricerca artistica di questi artisti. Se tuttavia da un lato Arp, rompendo i legami con il surrealismo, abbraccia un linguaggio astratto ma pregno di una spiritualità arcaica e magica, dall’altro lato queste sagome saranno per Fontana solo uno spunto, un punto di partenza per lanciare la propria ricerca verso le intuizioni dello spazialismo. 

Ritroviamo eco di queste sagome sia nella realizzazione dei Teatrini che nelle scenografie del balletto Ritratto di Don Chichotte di Goffredo Petrassi al Teatro alla Scala di Milano.

“At the beginnings of the 1960s, Fontana painted other Holes, which were initially similar to the Inks with broader backgrounds and large, almost monochrome, aniline grounds where the holes themselves are arranged almost in the form of images or in free constellations. […] the new Holes are arranged as outlines of ‘forms’ or rhythmic groupings: freely similar ’forms’, curving ‘forms’, in which the ‘form’ itself acquires an almost conceptual meaning” (Enrico Crispolti, Lucio Fontana. Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, Milano 2006, p.71).

The elegant composition of Concetto Spaziale evokes the silence and the immobility of the outer space. The holes of the present work, dated 1960, are clustered together in a specific framework. The calibrated and rhythmic arrangement of the holes encourages the spectator to focus on its autonomous shape rather than seeking a space beyond the canvas. This anthropomorphous form stands on the black aniline background and it freely moves on the deep and suspended space of the painting. The windy sequence of holes arises from the canvas and seizes a large portion of the scene with its simple but majestic shape.

The soft geometries and the amoeboid shape of Concetto Spaziale recalls a series of works by Jean Arp, the ones that glorifies the intensity of pure forms and their anthropomorphic value. The simplicity and clarity of these archaic shapes will have a strong influence on their artistic research. On one hand Jean Arp broke the links with surrealism and encompassed a more abstract style in the seek of a magic and archaic spirituality, while on the other hand Fontana drew on these forms as a starting point for his spatial investigation.

These archetypal forms appeared also in the series of Teatrini and for the staging of the ballet Ritratto di Don Chichotte by Goffredo Petrassi at the Teatro alla Scala in Milan.