Lot 3
  • 3

Lucio Fontana

Estimate
60,000 - 80,000 EUR
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bidding is closed

Description

  • Lucio Fontana
  • Battaglia
  • firmato e datato 52
  • terracotta smaltata
  • cm 100x40

Provenance

Acquistato dalla famiglia dell'attuale proprietario direttamente dall'artista

Condition

This work appears to be in generally good overall condition. Under UV light are visible few minor retouching by tiny losses. Colours are fairly accurate.
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Catalogue Note

L'opera è accompagnata da attestato di libera circolazione

An export licence is available for this lot

Un vaso dai colori delicati raffigurante una battaglia, una cornice mossa da decori fitomorfi ed elementi a rocaille di ascendenza tardo barocca e rococò, un busto di donna dall’accento espressionista e un Concetto Spaziale del 1957. Sono queste le opere facenti parte di un’importante collezione milanese e acquistate dalla famiglia dell'attuale proprietario direttamente dallo studio di Fontana. Sono opere il cui valore è dunque impreziosito da quell’auspicabile, intimo rapporto che lega artista e collezionista.

E’ già noto come l’attività di Fontana sia sempre stata contraddistinta da una creatività libera e vitale sempre tesa all’esplorazione indipendente di nuovi mezzi e di nuovi linguaggi. I passaggi attraverso materie, tecniche e generi continuamente diversi sono, infatti, manifestazioni del carattere ossimorico che l’arte ha per Fontana.
Così il nostro si dedica con passione anche alla lavorazione della ceramica creando opere che lasciano trasparire uno scultore inquieto e incontentabile che “ha trovato forse, nella preziosa materia, il mezzo d’espressione più proprio di un problema personale di fusione della pittura nella scultura”. (Attilio Podestà, “Lucio Fontana”, Catalogo della mostra a Palazzo Reale di Milano nel 1972, p.259)
A metà degli anni Trenta, Fontana aveva lavorato come ceramista ad Albissola, nella Manifattura Mazzotti e – successivamente - nelle Manifatture di Sèvres utilizzando la ceramica, il grès, la terracotta. Dal 1941 al 1947 l’attività scultorea è sempre più intensa e nei Cinquanta – dopo aver elaborato il Manifesto Blanco (’46) e il Primo Manifesto dello Spazialismo (’47) – associa all’attività di ceramista quella di ricerca intorno al ciclo dei Buchi (oltre a quello delle Pietre, dei Gessi, degli Inchiostri, dei Tagli). Ed è esattamente a questa fase creativa che sono riferibili le opere della collezione milanese.
Fasto cattolico, barbarità india, cadenze veneziane e meridionali, reminiscenze settecentesche – per usare le parole di Marco Valsecchi – vengono orchestrate, in queste opere, dalla furia immaginativa di Fontana e fuse in creazioni agili, immediate, espressive, fortemente materiche.
Inoltre, se pur caratterizzate da un particolare decorativismo, sono testimonianze eccellenti di quell’equilibrio tra estro e rigore, di quella grazia e di quell’eleganza che sono tipici di tutta l’opera di Fontana.
Analisi e sintesi, meditazione e spontaneità, costruzione e sensazione sono termini antitetici che tuttavia trovano in queste opere un intimo accordo, esattamente come quello che Fontana riesce a creare tra espressionismo neobarocco, dinamismo plastico e materismo informale.