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Lucio Fontana
Estimate
500,000 - 700,000 EUR
bidding is closed
Description
- Lucio Fontana
- Concetto spaziale
- firmato e datato 56; firmato sul retro
- olio, sabbia e glitter su tela
- cm 60x50
- Eseguito come gli altri due Autoritratti, 56 BA 24 e 56 BA 25, per la mostra dedicata agli autoritratti organizzata dalla Galleria Pagani del Grattacielo, Milano nel 1956
Provenance
Collezione G. Pomè
Galleria Flaviana, Locarno (intitolato "Autoritratto")
Collezione Privata, Milano
Ivi acquistato dall'attuale proprietario nel 1998
Galleria Flaviana, Locarno (intitolato "Autoritratto")
Collezione Privata, Milano
Ivi acquistato dall'attuale proprietario nel 1998
Exhibited
Milano, Galleria Pagani del Grattacielo, Autoritratto, 1956
Verona, Palazzo Forti, Lucio Fontana metafore barocche, 2002-2003, pagg. 33 e 122, n. 6, illustrato a colori
Verona, Palazzo Forti, Lucio Fontana metafore barocche, 2002-2003, pagg. 33 e 122, n. 6, illustrato a colori
Literature
G. Ballo, Fontana. Idea per un ritratto, Torino 1970, pag. 184, n. 224, illustrato
E. Crispolti, Lucio Fontana. Catalogue Raisonné, Bruxelles 1974, vol. I, pag. 52, II, pag. 48, illustrato
E. Crispolti, Fontana. Catalogo generale, Milano, 1986, vol. I, n. 56 BA 23, pag. 173, illustrato
E. Crispolti, Lucio Fontana. Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, Milano 2006, n. 56 BA 23, illustrato
E. Crispolti, Lucio Fontana. Catalogue Raisonné, Bruxelles 1974, vol. I, pag. 52, II, pag. 48, illustrato
E. Crispolti, Fontana. Catalogo generale, Milano, 1986, vol. I, n. 56 BA 23, pag. 173, illustrato
E. Crispolti, Lucio Fontana. Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, Milano 2006, n. 56 BA 23, illustrato
Condition
This work is in very good condition. No traces of retouching appear to be visible under UV light.
The tonality of the red pigment is colder compared to the catalogue illustration.
"In response to your inquiry, we are pleased to provide you with a general report of the condition of the property described above. Since we are not professional conservators or restorers, we urge you to consult with a restorer or conservator of your choice who will be better able to provide a detailed, professional report. Prospective buyers should inspect each lot to satisfy themselves as to condition and must understand that any statement made by Sotheby's is merely a subjective, qualified opinion. Prospective buyers should also refer to any Important Notices regarding this sale, which are printed in the Sale Catalogue.
NOTWITHSTANDING THIS REPORT OR ANY DISCUSSIONS CONCERNING A LOT, ALL LOTS ARE OFFERED AND SOLD AS IS" IN ACCORDANCE WITH THE CONDITIONS OF BUSINESS PRINTED IN THE SALE CATALOGUE."
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Catalogue Note
Il riferimento al Barocco nella cultura di Fontana è presente sin dagli anni Trenta. Nel 1946, il Manifiesto Blanco dello Spazialismo, redatto a Buenos Aires da una cerchia stretta di artisti a lui vicini, aveva inneggiato a 'la materia, il colore e il suono in muovimento' come 'i fenomeni il cui svolgimento simultaneo costituisce la nuova arte', non senza riferimenti espliciti alla spazialità conquistata dall'arte barocca, oltre che al dinamismo esaltato dei futuristi.
In seguito, nel Manifesto Tecnico del 1951, il Barocco è esplicitamente indicato da Fontana come un momento storico fondamentale fatto di una 'grandisità ancora non superata ove si unisce la plastica alla nozione del tempo; le figure pare abbandonino il piano e continuino nello spazio i muovimenti rappresentati. Questa concezione fu la conseguenza dell'idea dell'esistenza che si formava nell'uomo, la fisica di quell'epoca rivela per la prima volta la natura della dinamica, si determina che il muovimento è una condizione immanente alla materia come principio della comprensione dell'universo'.
Il ciclo dei 'Barocchi' include le opere realizzate nella seconda metà degli anni Cinquanta, periodo durante il quale il lavoro di Fontana, che già a partire dall'inizio del decennio aveva comunciato a sperimentare ed aggredire la matericità della tela con i 'Buchi' e le 'Pietre', raggiunge un dinamismo artificioso di inedita energia, ricchezza e vitalismo cromatico.
Questa inflessione barocca si rivela in modo più accentuato in un gruppo di opere a partire dal 1954 e, soprattutto, fra il 1956 e il 1957, anno in cui sia alla Galleria del Naviglio di Milano che alla Galleria Selecta a Roma vengono dedicate due mostre a questo ciclo.
Fontana, attraverso il dinamismo di stampo barocco, partecipa e esplora in modo del tutto personale la stagione del materismo informale.
Tra il 1954 e il 1956 i sommovimenti della materia, fatta di impasti, lustrini, buchi e pietre, sembrano essere dettati da un principio di immagine che ne fissi una sorta di 'forma' barocca, raggiungendo un elegante equilibrio compositivo. Talvolta questo accenno di immagine si manifesta come una sorta di inquadratura o cornice (54 BA 1, 56 BA 11, 56 BA 16) all'interno del quale lo spettacolo barocco si espande quasi come un fuoco d'artificio. Altre volte l'accento cosmico prevale e prende forma in conformazioni curvilinee e a tratti organiche, sospese in uno spazio infinito (54 BA 2, 56 BA 5, 56 BA 6). In alcune tele, di cui fa parte il dipinto qui presentato, è parso di intuire un principio di figurazione in forma di ideolografico ritratto, non senza una inflessione di vanitosa ironia (56 BA 23-25, 32, 34), tanto che, uno di questi, è addirittura intitolato dall'artista 'Concetto Spaziale, Autoritratto della mia facciata' (56 BA 25).
Nei tre autoritratti eseguiti per la mostra alla Galleria Pagani del Grattacielo, la materia assume una corposità particolarmente luminosa e vitale, attraverso l'abbondante uso di lustrini.
Verso il 1957 quella parvenza di ordine si sfalda completamente e l'impulso vitalistico dà libero seguito a forme in esplosione, gioiose, gestuali, dove l'iconografia è aperta, esuberante e talvolta indubbiamente anche decorativa (57 BA 27, 29, 32).
La tendenza barocca in Fontana è da leggersi se non come una sua personale interpretazione dell'informale europeo. La sua matericità, ad esempio, si discosta nettamente dal rapporto esistenziale che Dubuffet intreccia con la materia, fatto di negazione polemica e spietata registrazione degli umori dell'uomo, quali impronte, graffiti, macchie. Fontana, invece, attribuisce alla materia una natura attivistica ed energetica che non ha nulla di tragico, ma è attraversata da un amplissimo raggio di varietà immaginativa che spazia dai Buchi, alle Pietre sino ai Barocchi, vuoi quelli più costruiti, vuoi quelli più gestuali, per poi variare ancora, pochi anni dopo, nei Tagli, nelle Nature e negli Olii. La straordinaria apertura fenomenologica di Fontana, nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, rivela un intenso e continuo rinnovamento inventivo il quale si moltiplica nelle sue molteplici icone formali, specchio di un attualismo vitalistico proprio dell'uomo e della società contemporanea, dei quali Fontana dichiara tutta la 'vanitas'.
(cit. E. Crispolti, in Lucio Fontana Catalogo generale, 1986)
In seguito, nel Manifesto Tecnico del 1951, il Barocco è esplicitamente indicato da Fontana come un momento storico fondamentale fatto di una 'grandisità ancora non superata ove si unisce la plastica alla nozione del tempo; le figure pare abbandonino il piano e continuino nello spazio i muovimenti rappresentati. Questa concezione fu la conseguenza dell'idea dell'esistenza che si formava nell'uomo, la fisica di quell'epoca rivela per la prima volta la natura della dinamica, si determina che il muovimento è una condizione immanente alla materia come principio della comprensione dell'universo'.
Il ciclo dei 'Barocchi' include le opere realizzate nella seconda metà degli anni Cinquanta, periodo durante il quale il lavoro di Fontana, che già a partire dall'inizio del decennio aveva comunciato a sperimentare ed aggredire la matericità della tela con i 'Buchi' e le 'Pietre', raggiunge un dinamismo artificioso di inedita energia, ricchezza e vitalismo cromatico.
Questa inflessione barocca si rivela in modo più accentuato in un gruppo di opere a partire dal 1954 e, soprattutto, fra il 1956 e il 1957, anno in cui sia alla Galleria del Naviglio di Milano che alla Galleria Selecta a Roma vengono dedicate due mostre a questo ciclo.
Fontana, attraverso il dinamismo di stampo barocco, partecipa e esplora in modo del tutto personale la stagione del materismo informale.
Tra il 1954 e il 1956 i sommovimenti della materia, fatta di impasti, lustrini, buchi e pietre, sembrano essere dettati da un principio di immagine che ne fissi una sorta di 'forma' barocca, raggiungendo un elegante equilibrio compositivo. Talvolta questo accenno di immagine si manifesta come una sorta di inquadratura o cornice (54 BA 1, 56 BA 11, 56 BA 16) all'interno del quale lo spettacolo barocco si espande quasi come un fuoco d'artificio. Altre volte l'accento cosmico prevale e prende forma in conformazioni curvilinee e a tratti organiche, sospese in uno spazio infinito (54 BA 2, 56 BA 5, 56 BA 6). In alcune tele, di cui fa parte il dipinto qui presentato, è parso di intuire un principio di figurazione in forma di ideolografico ritratto, non senza una inflessione di vanitosa ironia (56 BA 23-25, 32, 34), tanto che, uno di questi, è addirittura intitolato dall'artista 'Concetto Spaziale, Autoritratto della mia facciata' (56 BA 25).
Nei tre autoritratti eseguiti per la mostra alla Galleria Pagani del Grattacielo, la materia assume una corposità particolarmente luminosa e vitale, attraverso l'abbondante uso di lustrini.
Verso il 1957 quella parvenza di ordine si sfalda completamente e l'impulso vitalistico dà libero seguito a forme in esplosione, gioiose, gestuali, dove l'iconografia è aperta, esuberante e talvolta indubbiamente anche decorativa (57 BA 27, 29, 32).
La tendenza barocca in Fontana è da leggersi se non come una sua personale interpretazione dell'informale europeo. La sua matericità, ad esempio, si discosta nettamente dal rapporto esistenziale che Dubuffet intreccia con la materia, fatto di negazione polemica e spietata registrazione degli umori dell'uomo, quali impronte, graffiti, macchie. Fontana, invece, attribuisce alla materia una natura attivistica ed energetica che non ha nulla di tragico, ma è attraversata da un amplissimo raggio di varietà immaginativa che spazia dai Buchi, alle Pietre sino ai Barocchi, vuoi quelli più costruiti, vuoi quelli più gestuali, per poi variare ancora, pochi anni dopo, nei Tagli, nelle Nature e negli Olii. La straordinaria apertura fenomenologica di Fontana, nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, rivela un intenso e continuo rinnovamento inventivo il quale si moltiplica nelle sue molteplici icone formali, specchio di un attualismo vitalistico proprio dell'uomo e della società contemporanea, dei quali Fontana dichiara tutta la 'vanitas'.
(cit. E. Crispolti, in Lucio Fontana Catalogo generale, 1986)