MI0321

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Lot 20
  • 20

Fausto Melotti

Estimate
100,000 - 150,000 EUR
bidding is closed

Description

  • Fausto Melotti
  • Canone sospeso
  • ottone
  • cm 143x85x50
  • Eseguito nel 1978

Provenance

Collezione Consonni, Cantù
Collezione Tazzoli, Torino
Collezione C. Tivoli, Milano
Collezione privata, Milano
Galleria Proposte d'Arte, Legnano
Collezione privata, Briosco
Ivi acquistata dall'attuale proprietario

Literature

G. Celant, Melotti. Catalogo generale. Sculture 1973-1986 e Bassorilievi, Milano 1996, vol. II, n. 1978 19, pag. 488, illustrato

Condition

This work in very good condition.
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Catalogue Note

"L'arte oggi? Metafora di un mondo in bilico
Come mi sento in Italia? Felicemente sospeso
Qual è il mio vero pubblico? Un pubblico di posteri dagli occhi ingenui"
Fausto Melotti


"Che per visitare lo studio di Melotti occorra passare per una botola salendo e scendendo una scaletta da sottomarino,è un dato di fatto da non trascurarsi. Non perché la caverna debba restare elemento indispensabile di ogni mito delle idee ultime -è di un viaggio fuori della caverna che qui si tratta, verso un mondo dove il dentro non esiste-, ma perché ogni itinerario conoscitivo non può iniziarsi che con una
dislocazione verticale -  come ben sanno Alice precipitante nella tana del coniglio e l'eroe prometeico del mito Bororo che deve raggiungere un nido di pappagalli arrampicandosi ad un tronco o ad una liana. Il viaggio però potrebbe compiersi ugualmente attraverso uno specchio cui non resti altro da specchiare che la propria cornice, oppure attraverso una finestra che s'affacci sul fuori da ambedue le parti. L'importante è non aspettarsi di raggiungere un al di là ma un al di qua, il vero al di qua del nostro mondo già inghiottito nel suo spettrale occaso: la pagliuzza o lamella luccicante che resta nel setaccio dopo che tutta la sabbia se ne è andata. Non più sommerse negli spessori e nei congegni le rarefatte impalcature della felicità si levano sull'orizzonte cancellato agli occhi ilari del viaggiatore. Ma il sorriso del savio che lo guida, leggero come un vecchio angelo, interrogativo come un augure bambino, già lo avverte che questa vegetazione di segni scorporati ha pur sempre radici nel nostro precario stare al mondo: questo concerto di percussioni e trilli di zufolo è l'unico modo per dire la pena di tutti i possibili impossibili. (...) Al termine del viaggio non è detto che si arrivi a contemplare le estreme essenze, gli ideogrammi d'un alfabeto assoluto, ma certo s'avrà davanti l'inventario degli emblemi tridimensionali e dinamici, inalberati ognuno nel suo perno, pronti a ruotare come ombrellini, a tenersi come molle, a sventolare come code d'aquilone. (...) Apprendere da Melotti che l'infinito s'avvolge su se stesso a spirale autorizza d'altronde ad una certa confidenza con lo spazio e col tempo".
(cit. Italo Calvino in Lo Spazio Inquieto)