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Francesco Monti
Description
- Francesco Monti
- Achille trascina il corpo di Ettore
- olio su prima tela
Catalogue Note
Il dipinto è una versione di dimensioni minori, con qualche variante, della grandiosa opera con lo stesso soggetto, realizzata dall'artista per il marchese Durazzo di Genova. Il monumentale telero (3.50 x 4.25 m.), che dà il nome al Salone d'Achille, si trova ancora oggi in Palazzo Durazzo Pallavicini di via Balbi a Genova, dove è conservato anche un bozzetto, già passato in asta (Sotheby's Londra, 5 Luglio 1984). I pagamenti, identificati fra le carte di famiglia, consentono di datare l'intera serie fra il 1719 e il 1721 (per i due dipinti citati, cfr. Il Palazzo Durazzo Pallavicini a Genova, Bologna 1995, nn. 17 e 18, pp. 92-95, illustrati). La nostra tela potrebbe costituire una versione intermedia tra la prima fase ideativa e la grande decorazione, forse un modello da sottoporre al committente prima dell'esecuzione finale. L'affollata composizione trova il suo punto focale nella splendida figura dell'Achille, in posizione preminente, al centro del quadro. L'eroe si erge, fiero e vittorioso, sul carro intento a trascinare il corpo senza vita di Ettore mentre sullo sfondo si profilano, in lontananza, le mura dell'assediata città troiana.
Nativo di Bologna, Francesco Monti, ricevette un primo breve alunnato presso la scuola di Sigismondo Caula a Modena. Sebbene le fonti siano inclini a non ravvisarne eccessive influenze, è stato notato come "il gusto per una pennellata rapida e lunga, la predilizione per le figure alte e snodate, per i volti individuati da un celere tocco disegnativo", ravvisabili anche nell'opera qui presentata, fossero desunti proprio dall'esempio del maestro modenese (cfr. U. Ruggeri, Francesco Monti bolognese (1685-1768), Bergamo 1968, p. 11). Di grande importanza sembra essere stata la successiva formazione a Bologna, a partire dal 1703, a fianco a Gian Gioseffo Dal Sole che permette al giovane Monti di entrare in contatto con la vivace cultura bolognese barocca, avvicinandosi ora all'arte del Creti e del Bigari, ora a quella del Gionima o del Crespi. I decenni che seguono vedono il progressivo affermarsi del pittore, si succedono importanti commissioni a Venezia, a Genova a e a Brescia, dove si trasferì stabilmente nel 1738, sviluppando sempre un barocchetto piacevole ed elegante.