Lot 29
  • 29

Luca Giordano, detto Fa Presto

Estimate
80,000 - 120,000 EUR
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Description

  • Luca Giordano, detto Fa Presto
  • Le nozze di Cana
  • numero di inventario sul retro del telaio: 13 N/ 15
  • olio su tela

Condition

The painting is a little darker in tone than the catalogue illustration suggests. The painting is offered in a later painted wooden frame. The relining is quite firm but this has not flattened the paint surface which is disrty and secured by a discoloured varnish. With the naked eye a small loss is present beside the vase centre left. Some old discoloured retouchings over some old damages is present lower left, in the fairer patch in the table at centre, and upper right in the column and man in profile where the red ground is visible and some restoration is discernible. The paint surface is otherwise in well preserved, with the impasto and rapid brushstrokes still clearly felt. Overall the painting is dirty but in good condition. It would benefit from a clean and a new varnish.
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Catalogue Note

L'opera è emblematica del vivace temperamento pittorico dell'artista napoletano, sempre aperto e ricettivo verso le differenti fonti artistiche con cui si trovò ad operare lungo l'arco della sua brillante carriera, costellata di innumerevoli commissioni pubbliche e private. Dagli anni della formazione a Napoli ai ripetuti soggiorni a Roma, Firenze e presso la corte madrilena di Carlo II, Luca Giordano ebbe modo di confrontarsi con i più vari protagonisti dell'arte seicentesca, come lo spagnolo Josep de Ribera, suo primo maestro, ancora legato al naturalismo di matrice caravaggesca, o Pietro da Cortona, di cui potè ammirare i grandiosi affreschi romani di Palazzo Barberini, assimilandone le componenti innnovative.
In un dialogo continuo con gli esiti più aggiornati del barocco ed i grandi maestri della tradizione pittorica cinquecentesca, "Luca fa presto", come fu chiamato per la sua proverbiale velocità di esecuzione, seppe così ricomporre in un tutto armonico e fortemente personalizzato le molteplici e diverse influenze, sino a diventare uno dei più richiesti artisti della seconda metà del Seicento.
La tela qui proposta, probabilmente destinata al fervente mondo del collezionismo privato dell'epoca, testimonia un avvicinamento del pittore all'arte veneta, in un momento certamente successivo ai due soggiorni a Venezia degli anni Cinquanta e Sessanta. La materia cromatica cupa dei primi esordi ribereschi è qui rischiarata da una luce calda, solare che evidenzia i convitati e rende protagonista il Cristo, assiso e rivolto verso il riguardante, in posizione quasi centrale. Le figure, eleganti e disinvolte, sono disposte lungo il tavolo dall'andamento semicircolare, quasi una proiezione del grande arco sullo sfondo, dove, nella penombra, pullulano piccoli personaggi in movimento, dai gesti concitati e vivi. In primissimo piano alcuni servi di pretiana memoria mesciono l'acqua, diventata miracolosamente vino, mentre, tra di loro, incede lentamente un'anziana figura maschile che offre un brano di squisita pittura nel ricco panneggio della veste.
Il taglio compositivo sembra rieccheggiare il mondo veneto, soprattutto del Veronese che "sempre fu il suo diletto", secondo le parole del biografo De Dominici ed è da ricondurre alla più vasta corrente del neo-venetismo barocco che investì negli stessi anni anche Mattia Preti, con cui il pittore fu a contatto nella Napoli della metà del secolo, prima della terribile pestilenza del 1656.
L'opera, però, sembra mostrare maggiori coincidenze stilistiche con i dipinti eseguiti durante il più tardo soggiorno fiorentino degli anni Ottanta, durante il quale è frequente trovare echi dei modelli veronesiano-pretiani acquisiti in precedenza, a cui va ad aggiungersi una maturità pittorica nuova, filtrata anche dai modi del Bassano e del Lanfranco. Ed è a questo periodo che andrebbe datata la nostra tela, agli anni della consacrazione dell'artista, gli anni dei grandi affreschi di Palazzo Medici-Riccardi a Firenze, in stretta vicinanza ad opere destinate a committenti privati, quali le due versioni de La Maddalena ai piedi di Cristo in casa di Simone Fariseo per il fiorentino Del Rosso.
Soggetto più volte ripetuto, Le nozze di Cana è stato variamente interpretato da Giordano in schemi differenti. Nel ricco corpus delle opere note dell'artista è possibile riscontrarne numerose varianti, dove il folto gruppo di convitati trova spazio in composizioni più affollate e compresse, come nella variante napoletana di Capodimonte o in quella della Pinacoteca Civica di Vicenza, ben lontane dall'ampio respiro prospettico della nostra opera.
Un'altra versione autografa è pubblicata da Ferrari-Scavizzi, nel 1992, come appartenente alla Walpole Gallery di Londra ed è riconducibile allo stesso periodo di esecuzione, per le caratteristiche stilistiche e compositive del tutto analoghe (cfr. O. Ferrari-G. Scavizzi, Luca Giordano. L'opera completa, Napoli 1992, vol. I, n. A331, p. 307, tav. L, p. 84; vol. II, fig. 435, p. 642).