Lot 102
  • 102

Giovanni Carnovali detto il Piccio

Estimate
30,000 - 50,000 EUR
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Description

  • Giovanni Carnovali detto il Piccio
  • Madonna col Bambino
  • olio su tela
  • cm 71 x 53
  • Eseguito nel 1835 circa

Exhibited

Bergamo, Galleria Lorenzelli, Giovanni Carnovali detto il Piccio nelle collezioni private bergamasche, settembre - ottobre, 1970, n. 2;
Bergamo, Palazzo della Ragione, Il Piccio e artisti bergamaschi  del suo tempo, 14 settembre - 10 novembre, 1974, pag. 44, n. 16, illustrato

Literature

P. De Vecchi, Giovanni Carnovali detto Il Piccio, Milano, 1998, p. 131, n. 36, illustrato in bianco e nero

Condition

Reca iscrizione sul telaio a penna Rosa Dufi Mariani Lazzari Barili proprietaria. Ad un primo esame si notano fitte craquelures su tutta la superficie e cadute di piccoli frammenti lungo i bordi. Uno strappo orizzontale di cm 6 circa vicino all'angolo inferiore destro (visibile in foto). L'esame alla lampada di Wood evidenzia vernice fluorescente distribuita disomogeneamente su tutta la superficie, qualche ritocco lungo i bordi, un ritocco orizzontale di cm 3 circa sotto i piedi del bambino, pochi ritocchi puntiforni nell'angolo inferiore sinistro, alcuni sulla narice della Madonna. Il dipinto presenta leggere abrasioni e svelature diffuse in particolare sul collo e sui piedi del bambino e sul volto, sulla spalla, braccio e mano della Madonna. The painting is inceribed on the loom Rosa Dufi Mariani Lazzari Barili proprietaria. From a first hand inspection craquelures are visible all over the surface and small losses along the edges. There is a cm 6 tear (also visible from the image in the catalogue) next to the lower right hand side corner. The ultra violet light reveals fluorescent varnish dishomogeneously spread over the surface, some retouches along the edges, a horizontal one (cm 3 circa) under the Child's feet, few retouches over the lower left hand side corner, others over the Madonna's nose. The painting has some abrasions spread over the surface mainly over the Child's neck and feet, over the Madonna's shoulder and arm and hand.
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Catalogue Note

Reca etichetta sul telaio con il n. 210

Artista tra i più significativi dell'Ottocento, "Straordinario e strambo" secondo il suo maestro Diotti, Giovanni Carnovali detto "Il Piccio", diminutivo con cui era noto sin da bambino, si contraddistinse per la sua originalità pittorica e umana, tra gli artisti contemporanei, a lui vicini anche da un rapporto di amicizia tra i quali Appiani, Hayez e Trécourt.

Iscritto all'Accademia Bergamasca a soli undici anni, si fece da subito notare per l'innata capacità nel saper cogliere, con estrema rapidità e sicurezza d'esecuzione, tutte le diverse attività di introduzione all'arte, tanto da far ben sperare al Dotti e all'aristocrazia locale di aver finalmente trovato un degno erede della gloriosa tradizione artistica cittadina.

Nonostante il suo spirito inquieto e anticonformista la fama del grande artista-ritrattista non tardò ad arrivare. Grazie ad una pennellata sciolta, eseguita a tocchi e macchie, realizzò opere di vibrante realismo, di terse luminosità ed insoliti cromatismi.
E' il 1838 quando il Piccio decide di partecipare all'esposizione annuale di Brera ed ampliare così il suo raggio di popolarità (per altro già affermato negli ambienti artistici di Cremona e Bergamo), ponendosi così difronte ad un pubblico di collezionisti e ad una  committenza più ampia.
Sono questi gli anni in cui si colloca la Madonna col bambino, del 1835 circa. Il soggetto, già affrontato una decina di anni prima, se pur con certe durezze d'esecuzione, è prova dell'evidente passione che l'artista nutre per la composizione di matrice cinquecentesca ed in particolare per i modelli raffaelleschi quali la La Madonna di casa Tempi (Monaco, Alte Pinakothek) e La Madonna della Seggiola (Firenze, palazzo Pitti, Galleria Palatina), a cui l'opera si ispira soprattutto per l'impostazione.
Dall'antico ne deriva il chiaroscuro così come le note di lirismo coloristico. L'originalità dell'opera è data dall'atmosfera, trasparente e quasi immacolata che l'invade.
La spiccata luminosità permea le tonalità lasciando un effetto di grande realismo d'insieme. Il tema sarà nuovamente ripreso verso la fine degli anni 60,  in cui approfondisce e rielabora lo studio delle  "Flore" e all'ammirazione per l'antico, si mescolano la consapevolezza di un artista ormai padrone delle proprie capacità pittoriche.  

«Il suo colore non è materia, è luce, che si diffonde e fa crepitare il quadro...è un pulviscolo luminoso sospeso nell'atmosfera. Dove possiamo trovare un altro esempio di queste polpe luminose se non nel Tiziano della vecchiaia, il più glorioso? Gli Impressionisti, malgrado tutto, fanno sempre della luce un fatto fisico, e nel giro di un decennio conducono in pittura persino elementi della scienza ottica; invece il Piccio, continuando la tradizione italiana, fa della luce un fatto poetico» (M. Valsecchi)