Lot 69
  • 69

Luca Giordano, detto Fa Presto

Estimate
150,000 - 250,000 EUR
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Description

  • Luca Giordano, detto Fa Presto
  • Il ratto delle Sabine
  • olio su tela

Provenance

Genova, Marc'Antonio Grillo jr. ante 1707;
Genova, Francesco Maria Balbi, 1709;
Genova, Costantino Balbi, 1709 e di qui per eredità in casa Balbi fino al 1823 quando, per il matrimonio della nipote Tommasina Balbi con Agostino Adorno, confluì in palazzo Cattaneo Adorno di Strada Nuova, dove ancora lo vide Torriti nel 1967.

Exhibited

Napoli, Castel Sant'Elmo - Vienna, Kunsthistorisches Museum - Los Angeles, LA County Museum, 2001-2002, Luca Giordano. 1634-1705, n. 73a.

Literature

P. Torriti, Tesori di Strada Nuova, la Via Aurea dei genovesi, Genova 1971, p. 206, illustrato pp. 181 e 206, figg. 192 e 225;
O. Ferrari- G. Scavizzi, Luca  Giordano. L'opera completa, Napoli 1992, vol. I, n. A273c e vol. II, fig. 385, p. 618;
V. Pacelli, La Pittura napoletana da Caravaggio a Luca Giordano, Napoli 1996, p. 149;
Luca Giordano 1634-1705, catalogo della mostra Napoli, Castel Sant'Elmo e Museo di Capodimonte, 3 marzo - 3 giugno 2001 - Vienna, Kunsthistorisches Museum, 22 giugno - 7 ottobre 2001 - Los Angeles, LA County Museum, 4 novembre 2001 - 20 gennaio 2002,  n. 73a, pp. 232-233 e Ibidem, P. Boccardo-C. Milano, "I Luca Giordano di Genova. Dai Grillo ai Balbi ai Durazzo", pp. 222-225;
O. Ferrari-G. Scavizzi, Luca Giordano. Nuove ricerche e inediti, Napoli 2003, n. A0129c, pp. 60-61.

Condition

The painting is slightly warmer in tones than the catalogue illustration suggests. The canvas has been relined and it is mounted in a modern wood gilt and moulded frame, with some losses of gilt. The painting presents many pictorial discoloured restoration on the faces and on the figures. It is difficult to list them because of the monumental size of the canvas. Inspection under UV light confirms the afore-mentioned restoration. The painting is covered by an old dirty and discoloured varnish and it would benefit from a cleaning.
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Catalogue Note

Il dipinto proviene da palazzo Cattaneo-Adorno di Via Garibaldi a Genova (già palazzo di Lazzaro e Giacomo Spinola), come le sette grandiose tele di Gregorio De Ferrari offerte in asta in questo catalogo.
Come illustrato da Torriti (Tesori di Strada Nuova, cit., fig. 192), il quadro decorava un salotto del piano nobile della dimora, per questo denominato "del Giordano", assieme ad arazzi cinquecenteschi e a una coppia di tele di Cornelis De Wael.
Lo splendido telone, databile intorno al 1680 e documentato a Genova ab antiquo, faceva parte originariamente della raccolta di Marc'Antonio Grillo, Grande di Spagna e ricco banchiere genovese, dispersa all'asta il 3 dicembre del 1709. In quell'occasione il Ratto delle Sabine fu acquistato insieme ad altre sei tele di Giordano da Francesco Maria Balbi. Il giorno dopo lo stesso Francesco Maria rivendeva al fratello Costantino, accanito collezionista, quattro delle prestigiose opere di Giordano appena acquistate: il nostro Ratto, il Perseo e Fineo ora alla National Gallery di Londra, la Jezabel divorata dai cani attualmente presso la Pinacoteca Nazionale di Cosenza e  un Diogene cerca l'uomo ancora di collocazione ignota. Della raffinata collezione di Costantino Balbi facevano parte, del resto, tele dal complesso contenuto morale o dal tema colto e antichizzante, tra cui un'ulteriore tela di Giordano, l'Allegoria della Pace confluita per eredità alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola.
Nel Ratto delle Sabine, opera della piena maturità, Luca Giordano dà libero sfogo alla vibrante vena barocca, al furore del suo "prestante" pennello che gli valse il nomignolo di "Luca fa presto" e che lo rese il più celebrato interprete della grande decorazione su tela e ad affresco di secondo Seicento. Da Roma a Firenze, da Napoli a Genova a Madrid le sue opere erano contese dai più esigenti collezionisti a suon di migliaia di scudi. In questa dinamica, vigorosa realizzazione, Luca si confronta con i grandi maestri della tradizione pittorica italiana, da Tiziano e Tintoretto ai quali guarda per l'uso del colore vibrante, sciolto, di chiara impronta veneta; al Pietro da Cortona del Ratto delle Sabine Sacchetti oggi in Pinacoteca Capitolina, che costituisce un sicuro modello di riferimento; al grande esemplare scultoreo del Ratto di Proserpina realizzato da Bernini per il casino di Porta Pinciana di Scipione Borghese e citato esplicitamente nel gruppo che troneggia al centro dell'immagine.

Il dipinto è stato dichiarato di particolare interesse storico artistico con decreto ministeriale in data 18 aprile 1962.