Lot 4
  • 4

Giorgio de Chirico

Estimate
600,000 - 800,000 EUR
bidding is closed

Description

  • Giorgio de Chirico
  • Colonne e foresta nella stanza (Temple et forêt dans la chambre)
  • firmato; firmato sul retro
  • olio su tela
  • cm 130x97
  • Eseguito nel 1928

Provenance

Galerie l'Effort Moderne, Parigi (Archivio Rosenberg n. 1078)
Galleria Gissi, Torino, n. 4108
Galleria dell'Oca, Roma
Galleria Lo Scalino, Roma
Galleria dello Scudo, Verona

Exhibited

Torino, Galleria Gissi, Le sillabe mute dell'immaginazione: 12 maestri del surrealismo, 1971, n. 9, illustrato (intitolato Colonne nella stanza)
Torino, Galleria Gissi, Picasso, Chagall, de Chirico, 1972, n. 35 (intitolato Colonne nella stanza)
Roma, Galleria dell'Oca, Itinerario mitologico - Boecklin de Chirico Savinio Vacchi, 1974-1975, n. 6, (intitolato Colonne nella stanza)
Venezia, Palazzo Grassi, La Pittura Metafisica, 1979, n. 39, illustrato (intitolato Colonne in una stanza)
Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Giorgio de Chirico 1888-1978, 1982, n. 60, pag. 143, illustrato a colori
Tokyo, The Mainichi Shimbun, The 14th International Art Exhibition - Cento anni d'arte italiana moderna: 1880-1980, 1982, n. 45 (intitolato Tempio e foresta nella stanza, datato 1927)
Verona, Galleria Civica d'arte moderna e contemporanea Palazzo Forti; Milano, Palazzo Reale, De Chirico Gli Anni Venti, 1986-87, pag. 153, illustrato a colori 
Zurigo, Kunsthaus, Arnold Böcklin, Giorgio De Chirico, Max Ernst: eine Reise ins Ungewisse, 1997

Literature

C. Bruni Sakraischik, Catalogo Generale Giorgio de Chirico opere dal 1951 al 1971, Milano 1972, vol. II, n. 154, illustrato (intitolato Colonne nella stanza)
I. de Chirico, D. Porzio, Conoscere de Chirico, Milano 1979, n. 145, pagg. 292 e 218, illustrato (intitolato Colonne in una stanza, datato 1928 circa)
M. Fagiolo Dell'Arco, P. Baldacci, Giorgio de Chirico Parigi 1924-29 dalla nascita del Surrealismo al crollo di Wall Strett, Milano 1982, n. 185, pagg. 532 e 604, illustrato

Condition

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Catalogue Note

A partire dagli anni Venti, Giorgio De Chirico, che proprio dal 1924 al 1930 visse a Parigi, si cimentò in ricerche sulla qualità tecnica del colore e accrebbe i suoi interessi nei confronti del mondo classico.
Spesso contrapposta alla sua prima fase metafisica, in realtà sarebbe riduttivo considerare questi periodi come due fasi artistiche distinte e in netto contrasto tra loro; se è pur vero che mutarono i soggetti dei quadri, ora colmi di tempietti, gladiatori, busti, alberi e mobili riuniti in una medesima stanza, non venne mai meno lo spirito ironico e soprattutto lo straniamento che aveva caratterizzato le opere metafisiche del primo decennio. Più forte divenne invece il senso di sospensione del tempo; passato e futuro vengono adesso negati allo scopo di essere ricondotti ad un eterno presente, capace di recuperare gli elementi dell'antico e di prevedere il futuro. La mancanza di proporzionalità tra gli oggetti, ma soprattutto il rovesciamento dei rapporti convenzionali tra interno ed esterno, ben si esemplificano nell'opera Temple et foret dans la chambre proveniente dalla Galerie de l'Effort Moderne ed eseguita nel 1928. L'ambiguità qui diventa esplicitamente protagonista, all'interno di una stanza vengono collocati le rovine di un tempietto, due colonne, un timpano e un'altra colonna caduta, il tutto accanto ad uno sfondo roccioso e un albero. Tutto ciò illustra una nascente e profonda nostalgia dell'artista verso il passato della storia, verso una Grecia completamente in rovina, ma soprattutto verso la sua infanzia. Come lo stesso artista racconterà, furono proprio i ricordi dei continui traslochi durante la sua prima giovinezza in Grecia, causati dai frequenti terremoti che costringevano a lasciare i mobili "sparsi in istrada sotto la luce cinica del sole", ad influenzare questo periodo. Proprio questo vissuto riemerse nella mente dell'artista il giorno in cui, mentre camminava per il quartiere di Saint-Germain, vide esposti sul marciapiede, davanti al negozio di un rigattiere vari mobili, poltrone, armadi e appendiabiti. De Chirico descrisse così questa visione: "In mezzo al rumore della strada, tra il va e vieni delle passioni e la febbre di una grande capitale, questi mobili solitari formavano una specie di recinto riservato, un loculus, una zona inviolabile dove il rumore e il movimento circostanti venivano a infrangersi come l'onda muore sulla spiaggia. All'atmosfera dei mobili spaesati corrisponde quella dei templi e degli angoli di natura inseriti nelle stanze. Ho rappresentato su un pavimento, sotto un soffitto basso, dei templi greci circondati da rocce e fonti, con le strade ancor segnate dalle ruote dei carri" (De Chirico, Memorie della mia vita, Rizzoli Editore, Milano 1962, p. 13).