Lot 29
  • 29

Alberto Rossi

Estimate
15,000 - 20,000 EUR
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Description

  • Alberto Rossi
  • I Minatori
  • firmato in basso a sinistra A Rossi
  • olio su tela
  • cm 222 x 143

Exhibited

Venezia, Palazzo dell'Esposizione, Esposizione Nazionale, 1887, sala I;
Monaco, Glaspalast, III Internationale Kunstausstellung, 1888, n. 676

 

Literature

A volo d'uccello, in "L'esposizione nazionale artistica illustrata - Venezia 1887", Venezia 1887, n. 13, 26 giugno, pag. 99, citato;
E. Paoletti, in "Conversazioni della Domenica", Ars et labor in lætitia. Dal Palazzo dell'Esposizione II, Milano 1887, n. 25, pag. 194;
A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti viventi. Pittori Scultori e Architetti, Firenze 1906, pag. 431, descritto e commentato;
A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte 1842-1891, Torino 1893, pag. 585, citato;
A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, IV ed., Milano 1974, pag. 2812, citato;
G. M. Brizio, in "La pittura in Italia. L'Ottocento", ad vocem Alberto Rossi, Milano 1990, vol. II,  pp. 997-998, citato;
P. Dragone, Pittori dell'Ottocento in Piemonte: arte e cultura figurativa 1865-1895, Torino 2000, pag.  363, citato

Condition

Work on first canvas. From a first hand inspection there is a seam cm 23 from the top edge presenting losses and detachments along it. There are losses of pigment lower along the edge due to the frame and one over the rock lower right hand side. There are craquelures over the sky due to a natural aging of the work. The ultra violet light reveals fluorescent varnish homogeneously spread over the surface, but only over some specific areas: the man's face on the left and the bodies. It is suggested a carful cleansing and a restoration to give back luminosity.
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Catalogue Note

Presentato per la prima volta in occasione dell'esposizione nazionale di Venezia del 1887 insieme ad altri quattro dipinti - Tardo autunno, Dopo un'acquazzone, Valle d'Antrona e Accanto al fuoco - e, l'anno dopo, inviato alla III esposizione internazionale d'arte di Monaco di Baviera, I minatori si presenta come una delle opere socialmente più impegnate di Alberto Rossi. 

Noto maggiormente al grande pubblico per i dipinti di soggetto orientalista eseguiti durante i frequenti viaggi in Egitto tra il 1891 e il 1914, soggetti che interpretati dall'artista torinese con senso vivo del colore e puntualità descrittiva si trasformano da semplici vedute in intensi affreschi di vita quotidiana - a tal proposito si ricordi Mercato Arabo, 1891, conservato presso la Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino -, con I minatori Alberto Rossi si dimostra anche un attento interprete della pittura del "vero".

Eseguito a soli tre anni di distanza dal suo esordio pittorico - Rossi si forma all'Accademia Albertina di Torino e si perfeziona con Andrea Gastaldi -, esordio avvenuto in occasione dell'esposizione nazionale di Torino del 1884 col paesaggio In fondo alla valle ed un Ritratto d'uomo, I minatori qualifica Rossi come artista maturo e pienamente consapevole delle trasformazioni sociali in atto nel paese e lo colloca tra quella élite di intellettuali che elegge quale soggetto privilegiato del proprio operare artistico, con precisi intenti di denuncia, il mondo del lavoro, degli umili, dei diseredati, la fatica quotidiana del vivere, il destino amaro e doloroso cui sono destinate le classi di lavoratori più poveri, e per rappresentarlo si serve di un linguaggio nuovo in grado di riflettere obiettivamente, senza edulcorarlo, il vero.

Tra i lavori ispirati dalla cosiddetta "questione sociale" il modello iconografico su cui Rossi elabora I minatori è da ricercarsi ne Le vittime del lavoro di Vincenzo Vela, altorilievo in bronzo eseguito nel 1883 e considerato "il monumento più insigne, in Italia, del verismo sociale e - al tempo stesso - del progresso civile" (cfr. C. Maltese, Storia dell'arte in Italia 1785-1943, Torino 1960, pag. 220) nel quale lo scultore, prendendo spunto dall'apertura del traforo del Gottardo nel 1882, aveva scelto di rappresentare quale "martire del lavoro" un minatore ferito trasportato su una barella dai compagni.

E come Vela nel suo capolavoro - scrive ancora Maltese - "rigettava violentemente ogni canone di bellezza"  incassando "le teste dei minatori veridicamente tra le spalle ingobbite" e offriva in primo piano tutta la sofferenza e l'abbrutimento di quegli uomini, così Rossi, attraverso un punto di vista ravvicinato dal basso verso l'alto, impone al fruitore di confrontarsi direttamente con i loro sguardi, di soffermarsi sul loro incedere precario e silenzioso e, attraverso la scelta di un formato da 'pittura di storia', trasforma questi "vinti", mediante una "pittura solida ed espressiva, con quel sentimento del vero che è la gloria dell'arte moderna" (cfr. A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte 1842-1891, Torino 1893, pag. 585),  in moderni eroi.

E. C.