Lot 58
  • 58

Pier Francesco Mola

Estimate
150,000 - 200,000 EUR
bidding is closed

Description

  • Pier Francesco Mola
  • Omero
  • olio su tela

Condition

The canvas has been relined. There is a tear to the relining canvas upper right and, correspondingly, this area is somewhat abraded on the painted surface. Other than this area, the paint surface is, however, generally secure and under a slightly dirty varnish. The varnish prevents thorough inspection under UV light although some very minor retouchings to the sky and lower edge are discernable. Offered in a carved gilt wood frame with some paint losses but structurally sound.
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Catalogue Note

Figlio dell'architetto Giovanni Battista Mola, Pier Francesco nasce a Coldrerio in Svizzera. Dopo una formazione romana presso la bottega del Cavalier d'Arpino percorre le strade pittoriche dell'Italia del nord, in un lungo viaggio che dal 1633 lo porta a Bologna e a Venezia, dove scopre l'arte di Domenichino, di Albani, di Guercino e dei grandi maestri veneziani. Quando nel 1647 si stabilisce a Roma diventa, con Andrea Sacchi e Pietro Testa che ha incontrato a Lucca nel 1637, una figura importante del movimento Neoveneziano della città eterna, corrente che unisce il classicismo elaborato da Carracci alla luce calda di Giorgione. Dopo essersi perfezionato nell'affresco grazie a commissioni papali e principesche, Mola dipinge opere da cavalletto a soggetto romantico e patetico usando il chiaroscuro, stile che caratterizza la sua posizione di artista non del tutto integrato nella Roma barocca e  classicista.

Del dipinto presentato esistono due varianti altrettanto emozionanti, appartenenti all'Art Institute di Chicago e al Museo Pushkin di Mosca, quest'ultima esposta alla mostra dedicata all'artista nei Musei Capitolini di Roma nel 1989. In entrambe il soggetto raffigura il poeta greco Omero accompagnato dal suo scrivano. La tela, di formato orizzontale, presenta il mitico poeta, barbuto e cinto d'alloro, seduto a un tavolo con libri, penna e inchiostro. Tenendo un libro aperto, egli detta i suoi versi allo scrivano. Il giovane, vestito da paggio con cappello piumato e camicia gialla (che rivela il talento di colorista del Mola), ascolta con grande attenzione le parole del poeta e le trascrive sulla pergamena. Una luce, emanata dall'alto a sinistra, illumina con forza i visi e le mani dei due personaggi, esaltando l'intensità dell'ispirazione dell'oratore e la concentrazione dello scrivano. Il paesaggio spento ma espressivo che si sviluppa alle spalle di Omero partecipa allo spirito romantico del quadro.
Quello del ritratto di Omero è un soggetto che emerge negli anni Trenta del Seicento a Roma e Genova e che conosce un grande successo dagli anni Quaranta agli anni Settanta. Insieme a Mattia Preti, che inaugurò il genere, Pier Francesco Mola  realizza la serie degli Omeri negli anni successivi al 1650, dimostrando un grande interesse al tema per lo spirito romantico che evoca. Seguendo le tendenze romanzesche dell'epoca, il pittore raffigura il poeta mentre declama suonando il violino, allusione alla pratica antica di accompagnare la poesia con la musica, o appunto mentre detta i suoi versi a un giovane scrivano.