- 202
Fillia
Description
- Fillia
- Spiritualità aerea
- firmato; dedicato a Raquel Weiler con ammirazione, Fillia sul retro
- olio su tela
- cm 61,8x93
- Eseguito nel 1931
Condition
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Catalogue Note
"La composizione, dai volumi pieni e ben equilibrati, pone in armonica relazione fra loro elementi tipici dell'iconologia dell'Autore: la sfera rossa sormontata da un edificio a richiamare il globo terrestre antropizzato, una croce che quasi suggerisce il profilo di un aereo e si staglia sullo sfondo della sagoma scura di un monte biblico. Il tutto si libra leggero in un ceruleo, anzi, per meglio dire, "celestiale", cosmo dalle tipiche nuvolette, già proprie di molte sue opere ascrivibili alla grande tematica dell'aeropittura.
Questi elementi sono contraddistinti da campiture cromatiche applicate con calibrata matericità e con una resa tridimensionale dalla profondità spaziale che rimanda ad una ulteriorità sovramondana: la massa dipinta a spatola in marrone simboleggia il Golgota, reso dall'autore con la medesima cifra costante in altre opere analoghe.
Fillia firmò con Filippo Tommaso Marinetti "Il Manifesto dell'Arte Sacra Futurista", pubblicato in primis su "La Gazzetta del Popolo" il 23 giugno 1931, e quest'opera si può inserire a pieno titolo nel ricco filone dell'arte sacra, valorizzato dalla grande mostra d'Arte Sacra tenutasi a Padova all'Antonianum nel 1931, accanto alle opere di Oriani, Mino Rosso, Dottori. A tale anno si può ragionevolmente far risalire anche la presente.
Questa Mostra d'Arte Sacra avrà in Emilio Zanzi, critico d'arte della "Gazzetta del Popolo", il mediatore di un "grande movimento promosso da Maritain e appoggiato da ecclesiastici altissimi".
Peraltro lo snello profilo dei bracci della Croce, quasi ali di un velivolo, e la velocità di movimento in una intuibile elica, che funge anche un capo aureolato, rappresentano quasi un chiasmo fra la modernità da loro simboleggiata e la tradizione del sacro e della spiritualità, esplicitando la poetica di Fillìa, da lui stesso dichiarata in argomenti trattati anche con Tullio d'Albisola in scambi epistolari del 1931: servirsi degli elementi del paesaggio per un fine trascendentale."
Marzio Pinottini