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Raffaello Sernesi
Description
- Raffaello Sernesi
- Ritratto della sorella
olio su tavola
- cm. 28 x 22
Provenance
Collezione Gonnelli, Firenze (1932, cat. n. 33, n. 175, tav. X);
Collezione Nardini, Firenze
Exhibited
Roma, Palazzo delle Esposizioni, Mostra del Centenario della Società Amatori e Cultori di Belle Arti. Seconda mostra del sindacato laziale fascista di Belle arti, 1930, sala XXI, n. 28;
Venezia, XIX Esposizione Biennale Internazionale d'Arte, 1934, sala X, n. 42;
Roma, Mostra del Centenario della Società Amatori e Cultori di Belle Arti, 1948;
Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, I Macchiaioli, 1956, n. 53, fig. 21
Literature
R. Franchi, in "Scena Illustrata", Raffello Sernesi, Firenze 1939, tav. n. t.
P. Bucarelli, G. Caradente, I Macchiaioli, Catalogo, Roma 1956, n.53, tav. 21
G. Intersimone, Poetica di Raffaello Sernesi, Milano 1968, p. 37, tav. X;
G. Mantovani, in "Critica d'Arte", Raffaello Sernesi, 1968, tav. a pag. 31;
G. Daddi, Raffaello Sernesi: considerazioni ed ipotesi, Oggiono, Lecco 1977, p. 96, tav. X
Condition
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Catalogue Note
Reca a matita sul retro della tavola il n. 29;
Reca iscrizione sul retro: Il sottostante dipinto raff.te / il ritratto della Sig.na Ottavia Sernesi / sorella dell'artista è opera di mio zio / Raffaello Sernesi / Marianna Bianchi
Esposto per la prima volta in occasione della mostra del centenario della società amatori e cultori di Belle Arti, il Ritratto della sorella, conosciuto anche come il Ritratto della zia (perché autenticato da Marianna Bianchi, nipote del pittore), è, tra i ritratti di Raffaello Sernesi, forse quello nel quale il pittore giunge, meglio che in altri, ad una felice combinazione di sintesi espressiva con un'accurata analisi psicologica del personaggio.
Collocabile dopo l'Autoritratto degli Uffizi, del 1858, e il Ritratto della sorella - già raccolta Galli e già collezione Dini -, ma prima della svolta macchiaiola, il dipinto è credibilmente ascrivibile al 1859. In quel periodo, a causa della morte del padre, Sernesi è costretto ad abbandonare gli studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove, dal 1856, segue con particolare passione i corsi del purista Antonio Ciseri (1821-1891), dal quale eredita l'amore per la severa purezza dei primitivi e per l'austerità del segno di matrice ingresiana, entrambi filtrati attraverso la lente dello spirito d'osservazione positivista.
La giovane donna con gli occhi scuri e dall'espressione intensa, porta con sé anche tracce indelebili di quella tradizione del ritratto cinquecentesco con la quale il Sernesi, da buon fiorentino, non può non dialogare - impossibile non notare una certa assonanza con la malinconica Lucrezia Panciatichi ritratta dal Bronzino e conservata agli Uffizi -, rielaborato, però, attraverso una fondamentale riflessione sul rapporto col vero.
Perfettamente, in linea con la temperie culturale della metà del secolo e l'aspirazione al formalismo che propone di indagare sia il dato di natura sia i moti dell'animo, Sernesi ci offre un ritratto profondo e austero, molto vicino a certi lavori coevi di Silvestro Lega, anch'egli allievo Ciseri, e prima ancora, di Luigi Mussini.
Come quasi tutti i giovani della sua generazione Sernesi avverte prepotentemente la responsabilità di combattere per il proprio paese e, lasciata l'accademia, si arruola, ma essendo orfano e con un altro fratello al fronte, viene esonerato.
Tornato a Firenze si dedica totalmente alla pittura aderendo alle istanze realiste dei macchiaioli, lasciandoci dipinti quali i Ladruncoli di fichi - Firenze Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti - o Tetti al sole – Roma, Galleria nazionale d'arte moderna - o Pastura in montagna - collezione privata - che rimarranno prove esemplari di un ricerca pittorica che verrà tristemente interrotta a causa della precoce morte dell'artista durante la terza guerra d'indipendenza, nel 1866.
E. C.