Lot 18
  • 18

Giorgio Belloni

Estimate
15,000 - 20,000 EUR
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Description

  • Giorgio Belloni
  • Torna il sereno
  • firmato e datato in basso a destra G Belloni 1888
  • olio su tela
  • cm. 62 x 100

Condition

Oil on original canvas. The ultra violet light reveals a strong violet fluorescence over the surface, specially on the right and left-hand side in the sky and next the trees. There is a greenish-yellow fluorescence due to an old varnish dishomogeneously spread over the surface: flecks are visible in the lower left-hand side and over the trees. Some retouches are in the lower right-hand corner (cm 3x2 circa), on the right-hand over the puddles (mm 5x4 and mm 5x cm2), in the lower left-hand corner next to the signature and along the edge. Other retouches could be occulted by the synthetic fluorescent varnish. The painting is in good original condition.
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Catalogue Note

Il suggestivo paesaggio di Belloni qui presentato è credibilmente una variante di Torna il sereno (o Acquazzoni di primavera), la vasta tela esposta dal pittore all'Esposizione Nazionale di Venezia nel 1887 - il dipinto è inviato a Venezia insieme ad altri paesaggi quali Settembre, Tempo triste, Vento, Giardino di convento – ed acquistato in quell'occasione dal Museo Revoltella di Trieste.

Il successo e l'acquisto da parte di un'istituzione devono aver persuaso l'artista ad eseguire una seconda versione di Torna il sereno da presentare, verosimilmente, all'Esposizione internazionale di Monaco del 1888.

L'interesse del Belloni per i paesaggi colti in controluce o in particolari condizioni atmosferiche è testimoniato dai cataloghi d'epoca che riportano, in quel biennio, titoli quali La sera sulle rive dell'Adige - presentato a Brera nel 1888, oggi disperso e conosciuto solo attraverso una fotografia della sala a lui dedicata alla Biennale di Venezia del 1914 -, Nell'ora del tramonto - esposto ancora nel 1888 alla mostra annuale della Permanente -, Ultimi raggi e Contro sole, presentati entrambi alla Permanente nel 1889.

È un interesse, quello del Belloni, non tanto per l'analisi scientifica del fenomeno fisico della luce, quanto per la resa, in sintonia con il naturalismo, dell'aspetto emotivo, lirico della rappresentazione del paesaggio. Nato a Codogno, dove la provincia milanese sconfina con quella di Cremona e Piacenza, dove il "Po sembra dilatare il senso della propria pacata e maestosa austerità sulle campagne piatte solcate da frequenti fossati irrigui, segnate dai filari dei pioppi e dei gelsi" (cfr. E. Piceni, Giorgio Belloni, Busto Arsizio 1980, pag. 7) e formatosi all'accademia di Belle Arti di Brera, il Belloni trova, però, il punto di riferimento per la sua ricerca pittorica al di fuori dell'accademia milanese, nella figura carismatica e innovatrice di Filippo Carcano. È al suo modo di intendere il paesaggio, un paesaggio colto e studiato dal vero, ma riletto attraverso il sentimento, cui Belloni si rivolge, già prima di trasferirsi a Verona, dove lavorerà con l'amico Mentessi traendo ispirazione dalle campagne nei pressi di Legnago.

Ed è proprio al carattere del più schietto verismo lombardo cui ricondurre il linguaggio del nostro dipinto: la resa essenziale del taglio orizzontale, la dilatazione dello spazio - tipicamente carcaniana - suggerita dal susseguirsi dei piani paralleli cui alludono i filari di alberi che costeggiano una stradina qualunque della nostra pianura e che si stagliano, in controluce, su un cielo al tramonto, le ultime nuvole violacee lasciano posto al sereno, una carrozza avanza nel fango, e le pozzanghere diventano uno specchio naturale in cui far riflettere la luce degli ultimi raggi di sole.

Il legame affettivo alla propria terra e la ricostruzione verista del dato oggettivo rendono Torna il sereno un dipinto straordinariamente poetico, un'opera "fatta di niente e di tutto; di niente poiché la verità è cosa così ovvia che non sembra offrire alcuno spunto alla fantasia, di tutto perché il riuscire a cogliere la poesia proprio in ciò che parrebbe in se stesso apoetico è indice di più profonda sensibilità dell'attitudine a scoprire nell'apparente modestia di un'immagine, un contenuto squisitamente lirico" (cfr. E. Piceni, op. cit., pag. 14).

E. C.