Lot 211
  • 211

Michele Marieschi Venezia 1710-1743

Estimate
200,000 - 300,000 EUR
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Description

  • Michele Marieschi
  • Capriccio architettonico con porticato e figure su imbarcazioni;Capriccio architettonico con chiesa palladiana con cupole e torre
  • olio su tela, una coppia

Provenance

Charles Sotheby, 1866;
In eredità al fratellastro Major-General Frederick Sotheby, da cui venduto in asta a Londra Sotheby’s, 12 Ottobre 1955, lotto 39;
Arthur Tooth & Sons Ltd., Londra;
Viscountess Ednam;
Londra, Sotheby’s, 8 Dicembre 1965, lotto 4, per £5,000;
Speelman, Londra;
New York, Sotheby’s, 22 Maggio 1992, lotto 55;
Milano, Finarte, 31 Maggio 1994, lotto 284 (come Jacopo Marieschi).

Literature

A. Morassi, "Appunti su Michele Marieschi, alter-ego del Canaletto", in Festschrift Ulrich Middeldorf, Berlino 1968, pp. 501-502, figg. 9-10.
R. Toledano, L’opera completa di Michele Marieschi, Milano 1988, nn. C34.2 e C.35, fig. a p. 145.
D. Succi, Capricci veneziani del Settecento, catalogo della mostra, Gorizia, Gorizia, Giugno–Ottobre 1988, p. 180, fig. 12-13.
D. Succi, Marieschi tra Canaletto e Guardi, catalogo della mostra, Gorizia, Castello di Gorizia, 30 Giugno–15 Ottobre 1989, pp. 105-106, fig. 102-103.
R. Toledano, Michele Marieschi. Catalogo ragionato. Seconda edizione riveduta e corretta, Milano 1995, nn. C36a e C36b, fig. a pp. 170-171.
F. Montecuccoli degli Erri e F. Pedrocco, Michele Marieschi. La vita, l’ambiente, l’opera, Milano 1999, nn. 68-69, fig. a pp. 288-289.

Catalogue Note

La “qualità notevole” della coppia di dipinti e la loro sicura autografia sono rimarcate nella fondamentale monografia recentemente dedicata al pittore da Federico Montecuccoli degli Erri e Filippo Pedrocco: “Pare evidente […] che la materia stesa a grumi, la qualità del colore, la stessa impaginazione scenografica, sono quelle tipiche del Marieschi”.
I due capricci, che nell’Ottocento facevano parte della collezione di Charles Sotheby, sono comparsi sul mercato per la prima volta nel 1945, in una vendita presso Sotheby’s a Londra, e sono stati pubblicati da Antonio Morassi nel 1968. Da allora sono stati frequentemente citati nella letteratura artistica: oltre che nella già citata opera di Montecuccoli degli Erri e Pedrocco, vengono presi in esame anche nei due cataloghi ragionati di Ralph Toledano e nelle due mostre goriziane curate da Dario Succi nel 1988 e nel 1989, intitolate rispettivamente Capricci veneziani del Settecento e Michele Marieschi tra Canaletto e Guardi.
Dopo essere passata nella collezione Spealman, la coppia di dipinti è riapparsa a un’asta di Sotheby’s a New York nel 1992. Due anni dopo, presso Finarte a Milano, i quadri venivano presentati sotto il nome di Jacopo Marieschi, attribuzione inaccettabile e inspiegabile se si considera che la critica, unanimemente, li ritiene di mano di Michele. Tuttavia si deve ricordare che in passato Jacopo e Michele sono stati spesso confusi, tanto che Montecuccoli degli Erri, nel capitolo su "Le tappe di un travagliato percorso critico", ha sentito la necessità di dedicare un paragrafo a "La confusione con Jacopo Marieschi".
Queste opere, risalenti indubbiamente agli anni Trenta del Settecento, secondo Succi sono state eseguite tra il 1732 e il 1734, mentre Pedrocco preferisce una datazione tra il 1735 e il 1736. In ogni caso tutti gli studiosi concordano nel riconoscere una assoluta autonomia espressiva a Marieschi, che si libera definitivamente dal condizionamento dei prototipi preesistenti. In questo frangente il pittore mostra una certa originalità nell’interpretare il genere del capriccio, evidenziando una fervida fantasia e uno spiccato gusto per l’invenzione di magniloquenti scenografie. In entrambe le opere si scorge un elemento architettonico in primo piano, vicino al margine della tela, che rimane più in ombra: alcune colonne in rovina, in un caso, e una fantastica torre diroccata, nell’altro. Alle spalle di queste singolari quinte teatrali, si aprono paesaggi chiari e luminosissimi, con prospettive ardite che sembrano perdersi all’infinito e che sembrano create appositamente per incantare l’occhio dello spettatore.
A questo proposito è esemplare il giudizio espresso da Morassi, che nel 1968 parlava di “una mistura di edifici dell’antichità con escrescenze di architetture rustiche, oppure di edifici medioevali frammisti a fabbriche moderne, sacre o profane, frutto di indicibile fantasia. In questo genere di pittura, il Marieschi cessa, com’è facile intendere, di essere l’alter ego di Canaletto. Questi capricci sono in genere di sua invenzione, ispirati in parte certamente alle deliziose fantasie di Marco Ricci, ma tuttavia singolarmente personali nelle composizioni e nella scelta di temi così stravaganti, nella resa pittorica così ricca e varia, nello spirito così allucinato”.