拍品 39
  • 39

MARIO SCHIFANO | 7 agosto 1961

估價
550,000 - 700,000 EUR
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招標截止

描述

  • Mario Schifano
  • 7 agosto 1961
  • firmato, intitolato e datato 7 agosto 1961 sul retro
  • smalto e carboncino su carta da pacco applicata su tela
  • cm 160x130

來源

Collezione Arch. G. Fini, Roma
Collezione D'Alessandro, Roma, acquistato nel 1973

展覽

Parma, Palazzo della Pilotta, Mario Schifano, 1974, n. 2, p. n.n., illustrato
Roma, Galleria D'Alessandro / Ferranti, La pittura come macchina del desiderio: Mario  Schifano 1960/62, 1975, illustrato in copertina e n. 7, p. n.n., illustrato a colori
Roma, Galleria AA.M., Schifano - Ampio insoluto, 1978
Tokyo, Yurakucho Art Forum, Mario Schifano, 1994, p. 34, illustrato a colori
Conegliano, Palazzo Sarcinelli, Mario Schifano. Opere 1957-1997, 1998, n. 66, illustrato a colori
Spoleto, Palazzo Rancani Arroni, Mario Schifano per esempio, 1998, p. 97, illustrato a colori
Milano, Fondazione Marconi, Schifano 1960-1964. Dal monocromo alla strada, 2005, p. 62, illustrato a colori
Roma, Galleria nazionale d'Arte Moderna; Milano, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Fondazione Stelline e Accademia di Brera; Saint-Étienne, Musée d'Art Moderne Saint-Étienne Métropole, Schifano 1934 - 1998, 2008-2009, p. 82, illustrato a colori
Venezia, Imagine. New imagery in Italian Art 1960-1969, 2016, p. 55, illustrato a colori
Londra, M&L Fine Art, Mario Schifano, 2018, p. 29, illustrato

拍品資料及來源

“L’arte non è che il linguaggio dell’arte. L’immagine è soltanto il desiderio dell’arte di debordare da se stessa e di trasferirsi nell’altrove. L’altrove è il mondo della vita.”
Achille Bonito Oliva, in 'La pittura come macchina del desiderio: Mario Schifano 1960/1962', Roma 1975 “Art is simply the language of art. The image is only art’s desire to overflow its banks and move into the elsewhere. The elsewhere is the world: a place and a world of life.”

Mario Schifano, nel periodo in cui produce I monocromi, agisce nella consapevolezza che il linguaggio dell’arte non possa rappresentare la totalità del mondo.
Egli riduce le sue opere a semplici superfici bidimensionali, consapevole che la superficie del quadro indichi lo spazio e il colore, il tempo. L’opera custodisce ed è significativa di due realtà opposte: la massima espansione del colore, totale, che aderisce vitalisticamente alla superficie, e la massima concentrazione data dalla delimitazione che l’artista ottiene creando spazi interni nello spazio determinato del quadro. 7 agosto 61 presenta un ordito spaziale particolarissimo: Schifano suddivide ritmicamente la superficie in quadrati identici. La scacchiera evidenzia il valore tautologico, significativo del colore, senza il quale questo sarebbe stato solo rappresentanza assoluta del gesto pittorico. L’intervento geometrico della trama, del reticolo, assume un valore spazio-temporale: le linee delimitano con nuovi confini lo spazio in espansione del quadro. 
Schifano in 7 agosto 61, come nelle altre straordinarie opere di quegli anni, sfugge alla tentazione metafisica di definire il tempo in termini di vuoto e assenza.
Il 1961 fu un anno cruciale nella carriera dell'artista. Non solo vinse il Premio Lissone, ma espose per la prima volta alla Galleria La Tartaruga in aprile: fu il primo della cerchia di artisti romani ad avere una mostra personale alla galleria. Fu anche in quest'anno che Schifano incontrò Ileana Sonnabend e Leo Castelli, diventati poi suoi amici e che avrebbero avuto un enorme impatto sulla sua carriera.
Schifano dispone e utilizza solamente gli strumenti linguistici della superficie e del colore. In questa particolare opera il colore delimita ulteriormente lo spazio: il verde segna un limite, un inizio o una fine a cui far obbligatoriamente riferimento.
7 agosto 61 è un quadro storico, esposto nelle mostre fondamentali dell’artista, la cui immagine ci risulta familiare. Il suo significato storico unito al significato artistico di cui è esemplare testimone lo rendono unico.     

During his monochrome period, Mario Schifano was working in the awareness that the language of art cannot represent the totality of the world. He reduced his works to simple two-dimensional surfaces, aware that the surface of the painting indicated the space and its colours, time. The work contains two opposing realities: a maximum expansion of total colour which adheres vitalistically to the surface, and a maximum concentration imposed by the delimitation obtained by way of the creation of interior spaces within the space of the painting.
7 agosto 61 presents a very particular spatial warp: Schifano rhythmically subdivides the surface into identical squares. The chessboard highlights the tautological, significant value of the colour, without which this would have been only the absolute representation of the pictorial gesture. The geometric intervention of the plotted lines and of the lattice, takes on a space-time value. The lines delimit the expanding space of the painting with new boundaries. Schifano in 7 agosto 61, as in the other extraordinary works from the same period, escapes the metaphysical temptation to define time in terms of emptiness and absence.
1961 was a pivotal year in the artist’s career. Not only was he awarded the Lissone Prize but he also exhibited for the first time at the Galleria La Tartaruga in April, the first of his circle of Roman artists to have a solo show. It was also in this year that Schifano would meet Ileana Sonnabend and Leo Castelli, new-found friends who would have a lasting impact on the artist’s career.
Schifano uses only the linguistic tools of the surface and colour. In this work, colour further delimits the space: the green marks an uppermost limit, a beginning or an end to which it is compulsory to refer. We can define 7 agosto 61 as a historical painting, having been exhibited in all of the artist's most pivotal exhibitions. Its historical significance - it is an exemplary witness - combined with its artistic meaning make the work unique.



Opera registrata presso l'Archivio Mario Schifano, Roma, con il n. 03655180120
L'opera è accompagnata da certificato su fotografia rilasciato dall'Archivio Mario Schifano, Roma