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LUCIO FONTANA | Soffitto: Concetto Spaziale

估價
300,000 - 400,000 EUR
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招標截止

描述

  • 盧齊歐·封塔納
  • Soffitto: Concetto Spaziale
  • due forme in gesso e stucco, illuminazione al neon
  • cm 350x300; cm 190x190
  • Eseguito nel 1952-54

來源

Commissionato direttamente all'artista dalla famiglia dell'attuale proprietario

拍品資料及來源

“...con ironica e spigliata libertà di sicura efficacia decorativa (…) Fontana si serve di ogni mezzo espressivo, sia esso arcaico o nuovissimo in una spericolata contaminazione materiale governata dall’esaltazione del libero gesto creativo. Accanto ad arabeschi lineari di gusto quasi matissiano, forme predilette sono le organiche e febbrili ondulazioni del roccocò.” L’interesse e la ricerca di Lucio Fontana per un’arte ambientale, che lo porterà a creare propriamente gli “ambienti spaziali” (a partire dal celebre “ ambiente nero” illuminato con luce di Wood del 1949, storicamente il primo, realizzato alla Galleria del Naviglio), è strettamente connesso con la sua frequente collaborazione con architetti in interventi plastici e segnici di intenzione spaziale.

Fra tutte è ben nota la collaborazione con l’architetto e designer milanese Osvaldo Borsani, già dalla fine degli anni Quaranta fra i due inizia una costante collaborazione che permetterà a Fontana di sperimentare nuove tecniche, nuovi materiali e le più disparate soluzioni immaginative in numerosi edifici soprattutto milanesi, non solo abitazioni ma anche negozi, cinema e teatri.

Un rapporto esclusivo, che perdurerà per tutti gli anni Cinquanta. Il contributo di Lucio Fontana rende unici gli appartamenti della committenza altoborghese progettati dall’amico, creando imponenti plafoni e soffitti “spaziali”, decorando intere pareti e talvolta perfino intervenendo nell’arredo decorando mensole, tavolini o ante di armadi.

L’alta committenza delle abitazioni cui destinare gli arredi, porta Osvaldo Borsani a sperimentare nuove vie e nuove soluzioni per riempire gli spazi interni in modo funzionale, senza rinunciare al lato “artistico”, che diventa invece con Lucio Fontana il fulcro del lavoro.

L’idea centrale era che la cooperazione e la condivisione dei principi estetici tra architetti, pittori, scultori, decoratori e designer avrebbe portato, tramite un dibattito allargato, al rinnovamento dell’arte. Questo a sua volta,  avrebbe generato una nuova concezione dello spazio e dell’abitare. E proprio le ricerche ambientali di Lucio Fontana, concepite in collaborazione con i più celebri architetti del periodo (oltre ad Osvaldo Borsani, fra gli altri, Marco Zanuso e Luciano Baldessari) sembrano realizzare l’auspicata sintesi delle arti: tra questi basti citare la Struttura al Neon realizzata per la IX Triennale di Milano (1951), distrutta subito dopo l’esposizione ed oggi ricostruita presso il Museo del Novecento di Milano,  le decorazioni per due padiglioni della XXXI Fiera di Milano (1953), il Soffitto dell’Hotel Del Golfo all’Isola d’Elba (acquistato dallo Stato Italiano ed oggi in Collezione al Museo del Novecento, Milano).
Sfortunatamente numerose di queste installazioni effimere concepite in scala architettonica e segnate da un uso rivoluzionario dei materiali sono andate perse.

Di queste collaborazioni, sono già note e documentate Casa Melandri, Casa Gentilini e Casa Maffioli.
In questa sede, abbiamo il privilegio di poter portare alla luce un altro sommo esempio di questa eccelsa cooperazione.
Le opere qui presenti sono infatti rimaste fino ad oggi gelosamente custodite dagli eredi di quell’illuminato committente che allora, nel 1954, senza esitazione, diede incarico allo studio d’arredamento Borsani, così alla moda a quell’epoca, il progetto dell’intero appartamento.

La decorazione per parete Arlecchini ed il soffitto Concetto Spaziale - una delle opere di maggiori dimensioni tuttora esistenti dell’artista - sono un altissimo e tipico esempio delle realizzazioni ambientali di Fontana di quegli anni, così allo stesso modo gli arredi tra cui la specchiera con la consolle ed il tavolino da salotto dimostrano la maestria di Borsani designer.

“Anche i ‘plafoni’, in fondo erano una scultura luminosa, non era la luce. Adesso dicono: ho fatto il lampadario, ma perchè? Se io l’ho chiamato ‘concetto spaziale’, perché devono dire lampadario, oppure buco, ecc. Chissà poi perché, è un fenomeno che non riesco a capire, e sì che ho dato dei termini esatti: concetto spaziale.” (Lucio Fontana in conversazione con Tommaso Trini, Domus n. 466, settembre 1968)

Da una parte, trasferendo in una dimensione domestica lo spirito delle decorazioni monumentali, l’opera Concetto spaziale domina lo spazio in cui è inserita, determinandola visivamente.
In contrasto con il rigore ortogonale dell’ambiente, le forme curvilinee di Concetto spaziale  rimandano ad Jean Arp o alle coeve gouaches découpées di Henri Matisse; l’utilizzo poi del neon come luce indiretta è un chiaro rimando al celebre Concetto spaziale al neon della triennale.

Dall'altra parte, la decorazione per parete Arlecchini mostra l’evidente ripensamento di Fontana sul Barocco come stile che più di qualsiasi altro aveva dato spazio all’integrazione tra pittura, scultura e architettura. Propri degli interventi con l’architetto Borsani nelle architetture di interni sono i motivi molto liberi di festoni dorati, che qui si accompagnano agli Arlecchini danzanti, ricorrenti nella produzione scultorea di Fontana in quel periodo.
Accanto alla leziosità del motivo decorativo, impreziosito dall’oro, ritroviamo nelle figure degli Arlecchini danzanti la scrittura veloce ed essenziale tipica del repertorio linguistico fontaniano.

“È necessario quindi un cambio nell’essenza e nella forma. È necessaria la superazione della pittura, della scultura, della poesia. Si esige ora un’arte basata sulla necessità di questa nuova visione. Il barocco ci ha diretti in questo senso, lo rappresentano come grandiosità ancora non superata ove si unisce alla plastica la nozione del tempo; le figure pare abbandonino il piano e continuino nello spazio i movimenti rappresentati. […] Si va formando una nuova estetica, forme luminose attraverso gli spazi. Movimento, colore, tempo e spazio i concetti della nuova arte. Nel subcosciente dell’uomo della strada una nuova concezione della vita; i creatori iniziano lentamente ma inesorabilmente la conquista dell’uomo della strada.” (Manifesto tecnico, Lucio Fontana)

“...with an ironic and easy freedom that exemplifies his decorative efficiency (...) Fontana employs every expressive means. He combines the archaic and the brand new in a daring contamination of matter governed by an exaltation of the emancipated creative gesture. Alongside linear arabesques that recall Matisse, the shapes that he lights upon are the organic and feverish undulations of the Rococo style.”

Fontana’s interest in environmental art which led him to create spatial sites is strictly connected to his frequent collaboration with architects. It began as early as 1949 with his well known black UV illuminated environment, which was the first to be executed in the Galleria del Naviglio.

Among his architectural collaborations, that with the Milanese decorator Osvaldo Borsani is perhaps the most well known. Their collaboration started in the early 1940s and allowed Fontana to experiment with new techniques, new materials and the most diverse of imaginative solutions to various buildings, for the most part in Milan, for private properties as well as shops, cinema and theaters.

Borsani and Fontana's collaboration lasted throughout the 50s. The imposing spatial ceilings, the entire wall decorations and even the decorated shelves, coffee tables and shutters designed by Fontana and excuted by Borsani rendered these flats unique and in high demand from the Milanese upper middle class.

Borsani’s idea was to try new solutions that filled these interior spaces in a functional way without renouncing the artistic aspect that had become Fontana’s focus.

This was a collaboration between architects, painters, sculptors, decorators and designers and shared the aesthetic principles would lead to a renewal of the arts and to a new notion of the living space.

Fontana's environmental research, conceived in collaboration with the most famous architects of the time - such as Osvaldo Borsani, Marco Zanuso, Luciano Baldessari -reached the desired synthesis of the Arts with his neon structure for the 9th edition of the Milan Triennale (1951). Thiswas destroyed after the exhibition but was rebuilt in
the Museo del Novecento in Milan. Then there was the decor designed for the two pavilions of 31st Milan Exhibtion (1953) and the ceiling of the Hotel Del Golfo on the island of Elba (acquired by the Italian government and now exhibited at the Museo del Novecento in Milan). Unfortunately many of these installations are now lost.

The works executed for Casa Melandri, Casa Gentilini and Casa Maffioli are already renowned and amply written.

Today we have the privilege to bring to light other fruits of this incredible collaboration. The wall Harlequins and the ceiling Concetto Spaziale have been jealously preserved by the heirs of that insightful client who, back in 1954, asked the Borsani studio to design their entire apartment. These are the largest extant examples of these environmental works executed by Fontana during that time. The mirror and the console by Bersani evidence the greatness of his oeuvre.

"So I placed a luminous sculpture on the ceiling, but it is not a light. They try and tell me that I made a chandelier. Why? If I have called it "spatial concept", why must they call it a chandelier or a hole and so on? Who knows, it is a phenomenon that I cannot understand, especially since I have given them the specific terminology to use in titling it a ‘spatial concept’." (Lucio Fontana in conversation with Tommaso Trini, Domus n. 46, September 1968)

This is an example of a transferal of monumental decoration into a domestic sphere and the ‘Concetto spaziale’ dominates the space in which it is placed, determining its aspect.

In contrast to the orthogonal rigour of the rest of the space, the curvilinear forms of ‘Concetto spaziale’ evoke the work of Jean Arp, or even the coeval gouache cut outs of Henri Matisse. The use of neon as an indirect light source is a clear reference to the famous Neon ‘Concetto spaziale’ made for the Triennale di Milano.

Fontana’s ‘Arlecchini’ wall decoration is a clear revisitation of the Baroque artistic movement; an aesthetic which permitted the integration of painting, sculpture and architecture. The artist’s links with Borsani are palpable in this example of interior architecture as well as in the jocular motifs of golden festoons and dancing harlequins, which were recurrent in the contemporary sculptural production of the artist. In the ethereality of the decorative motif, embellished with gold, as well as in the figures of the dancing harlequins we hit upon the quintessence of the Fontana’s oeuvre.

"A change is necessary in essence and form. We must go beyond painting, sculpture and poetry. We require an Art that is based on this new vision. The Baroque period pointed us in the right direction, it presented a grandeur in which the notion of time combined with plasticity; the figures seemed to abandon the surface and continue their movements within the space. [...] A new aesthetic is being formed: luminous shapes travel through space. Movement, color, time and space are the fundamental concepts of this new Art. In the everyday human subconscious a new conception of life is emerging; the creators are slowly but inexorably beginning the conquest of the everyday man." (The Technical Manifesto, Lucio Fontana)



Opera registrata presso la Fondazione Lucio Fontana, Milano, con il n. 3632/1

L'opera è accompagnata da certificato su fotografia rilasciato dalla Fondazione Lucio Fontana, Milano