Lot 12
  • 12

Lucio Fontana

Estimate
1,000,000 - 1,500,000 EUR
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Description

  • Lucio Fontana
  • Concetto spaziale, Attese
  • firmato, intitolato e iscritto Domani vado a Venezia a riposare sul retro
  • idropittura su tela
  • cm 73x60
  • Eseguito nel 1967

Provenance

Galleria Apollinaire, Milano
Galleria Seno, Milano
Collezione Casoli, Milano

Exhibited

Udine, Villa Laura Cerneglons, Lucio Fontana. "Concetti spaziali" 1949-1968, 1986, n. 8
Lerici, Castello di Lerici, Il genio differente nell'arte contemporanea. Teoria del genio antipatico (con naufragio). Picasso-Fontana-Manzoni-Warhol-Beuys-Cucchi, 1989, pp.78, 156, illustrato a colori
Saronno, Galleria Il Chiostro, Lucio Fontana, 1993, illustrato
Salisburgo, Salzburger Kunstverein, Galerie Thaddeus Ropac, Utopia: Arte italiana 1950-1993, 1993, pp. 74, 134, n. 39, illustrato a colori (e in copertina capovolto)

Literature

Enrico Crispolti, Lucio Fontana. Catalogue raisonné des peintures, sculptures et environnements spatiaux, Bruxelles 1974, Vol. II, pp. 196-197, illustrato
Enrico Crispolti, Fontana. Catalogo generale, Milano 1986, Vol. II, p. 674, illustrato
Enrico Crispolti, Lucio Fontana Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, Tomo II, Milano 2006, p. 867, n. 67 T 110, illustrato

Catalogue Note

“I tagli che ho fatto finora rappresentano soprattutto uno spazio filosofico, ma quello di cui vado in cerca, oggi, non è più lo spazio filosofico ma piuttosto lo spazio fisico. Sono bastati due o tre anni, infatti, e lo spazio non è più un’astrazione, ma è diventato una dimensione nella quale l’uomo può addirittura vivere, violandola con i Jet, con gli Sputnik, con le astronavi. È una dimensione umana capace di procurarci una angoscia fisiologica, uno sbigottimento dell’animo, e io, nelle mie ultime tele, sto appunto cercando di esprimere questa sensazione.”

Intervista di Grazia Livi a Lucio Fontana, 1962 “The cuts that I made represent a philosophical space, but what I am searching for today is no longer the philosophical space but the physical space. Indeed, in just two or three years, we now no longer perceive space as an abstraction, it has become a dimension in which a man can actually live, violating it with jets, Sputniks, spaceships. It is a human dimension that can cause us physiological anguish and alarm in our sous. I am trying to do exactly this in my latest canvases.”

“Caro Mario, O sono un ‘santo’ o sono un ‘pazzo’!!! Ma forse sono un santo, ho sopportato troppe angherie che a quest’ora dovrei essere in un manicomio, invece queste attese mi danno la pace!!! In tanti anni di lavoro questo è il momento più felice per me!”

(Lucio Fontana, lettera a Mario Bardini, Milano, 21 febbraio 1959)

Se una lettera a un amico è uno degli aspetti più personali della vita di un uomo, gli scritti di un artista non possono prescindere dal raccontare le esperienze della quotidianità e cioè parti del proprio percorso di ricerca culturale ed esistenziale. Nei numerosi racconti di Fontana, in particolare, egli non solo decide di tramandare sentimenti e aneddoti all’amico, ma li arricchisce di spunti originali. Le lettere rappresentano elementi biografici fondamentali per la storia dell’arte, grazie alle quali ricostruire le vicende artistiche di ogni esponente.

È così che in questa lettera della fine degli anni cinquanta, si capisce che la svolta dei Tagli ha assunto ormai una preminenza del tutto rivoluzionaria. Paolo Campiglio, dopo aver svolto un lavoro di raccolta delle lettere dell’artista, nel 1999 ha analizzato l’intero corpus di esse e, in riferimento alla gestualità del taglio ha scritto: “Attese come pause necessarie, mediante le quali l’artista vagheggia una sorta di luogo primario, ma anche assoluto, invocando quell’atarassia del saggio, sempre più lontano dall’accidentalità della materia e dalla pratica della ceramica sfolgorante […] Attesa è un luogo atemporale, o il nulla, come egli sovente amava sostenere. È l’idea pura che si incarna nell’atto, nel gesto del tagliare e diviene al tempo stesso, quasi per caso, forma, senza passare dalla materia” (Lucio Fontana. Lettere 1919-1968).

Concetto, spaziale, attese. Tre parole a composizione di tutta quella realtà che da un certo periodo in poi connoterà l’intera lirica fontaniana. Prima di tutto un concetto, un qualcosa che l’artista decide di comunicarci, un insieme di significati che rendono ogni suo lavoro pregno di valori e ideali, quasi da sfiorare il mondo della filosofia. Fontana utilizza la forma fisica dei lavori come un simbolo che, nei Tagli, si riferisce al mondo oltre la tela, squarciata e lacerata, sondata alla scoperta di ciò che vive nella parte nascosta. Un concetto, quello di Lucio Fontana, che diventa spaziale, orientato a una ricerca quasi scientifica del cosmo. Un’indagine che lo porterà a firmare il Primo manifesto dello spazialismo del 1947.

Lo spazio nelle opere di Fontana diventa la fonte principale di costruzione di significato, grazie cui la sua arte assume credibilità e si arricchisce di valenze emblematiche. Infine, le attese. Qui la ricerca dello spazio acquisisce il tratto del silenzio, della pausa, dove il gesto del taglio sembra fermarsi improvvisamente in una realtà senza tempo. Una tensione sospesa, che sembra cristallizzare ogni momento.
E come afferma Olivier Meessen: “Fontana ricerca l’aldilà della pittura, l’aldilà dei limiti fisici. Ci tende la mano. È un traghettatore. Il traghettatore dello spazio”.

“Dear Mario, Either I’m a saint or I’m mad!!! But its more likely that I’m a saint - I’ve suffered too many injustices that by now I should be in an asylum, but my attese give me peace!!! This is the happiest I've been in all my working life!”

A letter to a friend reveals the most personal aspects of one’s life. The same can be said of artists' epistles, in which they depict their quotidian experiences in and among their cultural and existential discoveries. Fontana’s communicates emotions alongside anecdotes to his friend, enriching them with characteristic idiosyncracies. Letters represent biographical elements that are fundamental to art history and by way of which we can reconstruct artistic developments.

Thus, Fontana's letters from the late fifties, demonstrate the extent to which his canvas cuts (tagli in Italian) constituted an utterly revolutionary movement. Paolo Campiglio collected the artist’s letters and undertook and analysis of the entire corpus in 1999, writing of the artist’s gesture: “These Attese represent the artist’s yearning for a break (in every sense of the word), through which the artist seeks a new, yet absolute space, invoking the ataraxia of the wiseman. This is a space that moves away from the accidental and his previous ceramic work […] The Attese is an atemporal place, a void even, as the artist himself often stated. The act of cutting is a primitive idea and yet, suddenly here it becomes substantial albeit without passing through substance” (Paolo Campiglio, Lucio Fontana. Lettere 1919-1968, 1999).

Concetto, spaziale, attese. Three words that, put in this order, represent that the entirety of Fontana’s poetics after a certain point in his career. It all began as a concept, an idea that the artist wanted to convey, a set of meanings that enrich each of his works with ideals and values that light upon the philosophical. Fontana uses the physical shape of his works as a symbol, in the Tagli series, hinting towards a world beyond the torn canvas, trying to discover that which exists on the other side. Lucio Fontana’s ‘concept’ becomes spatial, oriented towards an almost scientific research of the cosmos. This investigation led him to sign The First Manifesto of Spatialism in 1947. The idea of ‘space’ in Fontana’s works becomes the main source of construction lending his art credibility and enriching it with emblematic values. Finally, ‘attese’ is a word which cloaks the exploration of the space in silence, the act of cutting suddenly ceases and we find ourselves waiting in a timeless dimension. This suspended tension seems ready to crystallise at any moment. Olivier Meessen writes: “Fontana looks for the other side of the painting, the other side of physical boundaries. He reaches out. He is a ferryman. The space ferryman”.