MI0321

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Lot 6
  • 6

Giorgio de Chirico

Estimate
180,000 - 250,000 EUR
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Description

  • Giorgio de Chirico
  • Interno metafisico con stabilimento
  • firmato
  • olio su tela
  • cm 50x40
  • Eseguito nel 1952-53

Provenance

Galleria Medusa, Roma
Galleria Marescalchi, Bologna
Ivi acquistato dall'attuale proprietario nei primi anni Settanta

Literature

C. Bruni Sakraischick, Giorgio de Chirico. Catalogo Generale, Milano 1974, vol. VI, n. 883, illustrato

Condition

This work is in generally good overall condition. There are few pin holes by the upper corners. Under UV light is vibile a minor retouch towards the lower right corner. Colours are more saturated and warmer compared to the catalogue illustration.
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Catalogue Note

La presente opera, eseguita agli inizi degli anni Cinquanta, è un esempio di una delle operazioni più note della poetica dechirichiana. Nel corso della sua attività Giorgio de Chirico ha infatti eseguito numerose repliche di dipinti precedenti, in particolare del periodo ferrarese e parigino, per sottolineare la continuità della sua ricerca.

La nuova importante tipologia dell’interno metafisico nasce infatti nell’inverno tra il 1916 e il 1917, poco dopo il trasferimento dell’artista da una gigantesca metropoli, Parigi, ad una pigra e addormentata città di provincia, Ferrara, che solo gradatamente svelerà, tra i vicoli oscuri del ghetto e le regolari prospettive dell’addizione erculea, il suo fascino geometrico, lento e solenne.

E’ questo il momento in cui de Chirico smette quasi completamente di narrare attraverso metafore e simboli il suo percorso intellettuale, le sue ansie, le sue visioni, per svolgere lo sguardo alla terra e alla poesia delle cose comuni.
La serie degli interni metafisici comprende dei dipinti in cui emblematici elementi geometrici, squadre e attrezzi da disegno si assemblano, in spazi chiusi e claustrofobici, ad un elemento fisico, rappresentato nel nostro caso da una tela raffigurante un ambiente reale.

Il “quadro nel quadro”, ossia una scatola inserita nella composizione in cui è dipinta un’immagine quasi sempre realistica o addirittura naturalistica che contrasta con tutto il resto della rappresentazione, risale esattamente alla fine del 1916 con l’Interno metafisico con grande officina.

La fabbrica rappresentata in quest’opera sarebbe stata ispirata dall’officina per la bonifica del Po a Codigoro nel Polesine. L’anno successivo il tema verrà ripreso nell’Interno metafisico con piccola officina, felice composizione nella quale il fabbricato dai colori ocra e marrone, anticipa persino alcune atmosfere delle Periferie sironiane.

Una delle chiavi di lettura di queste opere è il dualismo di una realtà rappresentata in modo minuzioso ma inserita in un contesto reso idealmente astratto e geometrizzato da altri oggetti meno riconoscibili.

Il modello della rappresentazione del “quadro nel quadro”, schema usatissimo dai surrealisti e soprattutto da Max Ernst e René Magritte, è fornito da una cartolina, una fotografia o un’immagine pubblicitaria. Possiamo così trovare citazioni o richiami al passato, oppure iperrealistiche e ironiche evocazioni di “lontani desii sepolti” (i dolci, di cui de Chirico era ghiotto), o infine vedute naturalistiche da cartolina, come lo stabilimento termale detto “Sanatorio” o il faro di una città di mare che richiama la Lanterna di Genova.

In tutti i casi l’effetto punta sulla contrapposizione di elementi contrastanti: gli oggetti geometrici o comunque misteriosi del “paesaggio interno”, gli oggetti del “paesaggio nella scatola”, che dovrebbero essere i più finti e che invece sembrano i più veri per via della tecnica pittorica minuziosa, e infine gli oggetti del “paesaggio esterno” che talvolta si scorge dalle finestre aperte sulle stanze (cfr. P. Baldacci, G. Roos, de Chirico, 2007, pag. 27).

Con questa invenzione iconografica de Chirico gioca con i diversi piani della percezione delle immagini, quella puramente fisica, quella mentale e quella simbolica, già presenti nella pittura antica, ma che egli reintroduce nell’arte moderna intraprendendo un percorso diverso da quello iniziato da Picasso e dai cubisti, con l’inserzione nel quadro di elementi di realtà fisica concreta.