Lot 54
  • 54

Alighiero Boetti

Estimate
350,000 - 450,000 EUR
Log in to view results
bidding is closed

Description

  • Alighiero Boetti
  • Senza titolo
  • firmato, iscritto by Afgan people Pakistan e datato Peshawar 1988 sul risvolto
  • arazzo
  • cm 107x102

Exhibited

Terni, Galleria Rochini, Alighiero Boetti, 1997
Gennazzano, Castello Colonna, Cross-Roads, Incroci d'arte contemporanea dalla collezione Tonelli, 2001, pagg. 185 e 248

Condition

This work is in very good condition.
"In response to your inquiry, we are pleased to provide you with a general report of the condition of the property described above. Since we are not professional conservators or restorers, we urge you to consult with a restorer or conservator of your choice who will be better able to provide a detailed, professional report. Prospective buyers should inspect each lot to satisfy themselves as to condition and must understand that any statement made by Sotheby's is merely a subjective, qualified opinion. Prospective buyers should also refer to any Important Notices regarding this sale, which are printed in the Sale Catalogue.
NOTWITHSTANDING THIS REPORT OR ANY DISCUSSIONS CONCERNING A LOT, ALL LOTS ARE OFFERED AND SOLD AS IS" IN ACCORDANCE WITH THE CONDITIONS OF BUSINESS PRINTED IN THE SALE CATALOGUE."

Catalogue Note

signed, inscribd "by Afgan people Pakistan" and dated "Peshawar 1988" on the reverse, tapestry

"Mi affascinava il deserto, e non soltanto il deserto naturale. In una casa afghana per esempio non c'è niente: non un mobile e dunque nessun oggetto che si mette abitualmente sui mobili (...) Ciò che mi attirava di più era l'azzeramento, la civiltà del deserto (...) Niente è aggiunto al paesaggio: si spostano le rocce e si utilizzano per costruire le case-cubo". La descrizione essenziale che Boetti dedica al suo amato Afghanistan è inscritta nella serie dei suoi arazzi, preparati in Italia ma fatti eseguire dalle mani pazienti delle donne afghane emigrate in Pakistan dopo l'invasione russa del 1979. Già negli anni Settanta, a Kabul, prende corpo l'idea nuova di collaborazione tra l'artista che concepisce l'opera e gli artigiani che lo realizzano: "Le prime reazioni furono terribili. Le persone erano infastidite. Bisogna dire che allora pochi artisti avevano fatto eseguire i loro pezzi da artigiani. Era per il pubblico dell'epoca insieme imbarazzante da un punto di vista concettuale e troppo 'grazioso'. Ma tutti i collezionisti volevano la mappa!". Il processo di differenziazione del processo creativo da quello manuale continua ancora oggi con risultati illustri: si pensi ai 15 milioni di semi di girasole in porcellana dipinti da migliaia di donne della periferia cinese e presentati alla Tate Modern di Londra nel 2010 come installazione da Ai WeiWei, che li ha descritti come "il ricordo del comunismo" degli anni più duri.
Parte del testo dell'arazzo è in farsi, l'antica lingua persiana a caratteri arabi parlata anche in Afghanistan; queste parti di testo sono allocate in simmetria al centro di ogni lato del perimetro; l'arazzo diventa segno della storia di un paese in continuo stato d'assedio, che comunque ricama di nascosto i versi dei suoi poeti; ogni donna produce serialmente un quadrato di stoffa all'interno della sua "casa-cubo", e così dà credito logico all'artista che ne è suo committente: "Ho disegnato circa centocinquanta parole che potevano disporsi in un quadrato (...) Di alcune ho prodotto fino a cento esemplari. Ma ognuno è diverso per il colore e per lo stile particolare della donna che lo ha realizzato. Non è dunque né un'opera originale né un multiplo".
Boetti è sensibile al fascino del linguaggio al punto da voler far convivere in sé il doppio ruolo di artista e scrittore: "I cinesi dicevano che in quadro ci deve essere la parte visiva, la calligrafia e la poesia. Nel mio lavoro questi ingredienti ci sono tutti e tre perché un pittore deve essere anche un buon poeta. Io non so se sono buono o cattivo, ma cerco di essere anche un poeta, scrivendo a modo mio; con questo mezzo pongo proprio un fatto di scrittura, da scrittore; la mia è una scrittura sul pensiero che va".