MI0317

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Lot 77
  • 77

Giorgio Morandi

Estimate
500,000 - 700,000 EUR
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bidding is closed

Description

  • Natura morta
  • firmato
  • olio su tela
  • cm 30x45
  • Eseguito nel 1949

Provenance

Galleria del Milione, Milano, n. 461
Collezione Porf. Giuseppe Noferi, Firenze
Ivi acquisito dall'attuale proprietario

Exhibited

Londra, Tate Modern, Giorgio Morandi, 2001, pag.46 , n. 11, illustrato a colori

Literature

L. Vitali, Giorgio Morandi. Catalogo Generale, Milano 1983, vol.II, n. 681, illustrato

Condition

This work is in mint condition. No traces of retouching appear to be visible under UV light.
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Catalogue Note

L'opera è accompagnata da attestato di libera circolazione.An export licence is available for this lot.

Giorgio Morandi, ammirato per l'estrema coerenza e la ricerca della forma pura, con la sua apparente neutralità e fermezza nei confronti della materia, ha tuttavia offerto a molti artisti del dopoguerra e contemporanei ampie possibilità interpretative attorno a questo spazio silenzioso. E' interessante scorgere l'influenza che questo artista ha suscitato in alcuni dei più significativi artisti ed architetti internazionali.
L'artista americano Robert Irwin, molto sensibile alle investigazioni sullo spazio, ha definito Morandi come "il vero grande artista astratto espressionista in Europa". Irwin fu tra gli organizzatori di una sua mostra alla Ferus Gallery a Los Angeles alla fine degli anni Cinquanta: le sue nature morte apparivano per questi artisti delle vere e proprie cartine di tornasole dell'atto stesso del vedere.
In tempi più recenti, Roman Opalka, fra gli altri, è stato più volte associato a Morandi per uguale sensibilità e silenziosità, per l'intensità dell'atteggiamento meditativo pur nella ripetizione di schemi noti. I progetti concettuali dell'artista francese di origine polacca consistono nella ripetizione della scrittura bianca di una successione di numeri. Anche Giorgio Morandi ricombina, in infinite varianti, i suoi cari oggetti, riprooducento con ossessione differenti, talvolta impercettibili, punti di vista. Il suo alfabeto, composto di una famiglia di oggetti ordinari che l'artista spoglia di significato, come Opalka svuota il contenuto semantico delle cifre numeriche, rappresenta il bilanciamento alla frammentazione della fine del ventesimo secolo.
Opalka stesso ha dichiarato: "La gente spesso paragona il mio lavoro con quello di Morandi, forse perché condividiamo una sensibilità, una qualità del silenzio, una non-violenza, un definizione dello spazio meditativo, della purezza pittorica, scevra di pretenziosità... (...)
Morandi testimonia che dipingere è ancora una possibilità, mentre io ho concettualizzato il campo della pittura. (...). Morandi osserva gli stessi oggetti e dispone di innumerevoli variazioni poetiche, una visione ossessiva che offre una moltitudine di approcci e visuali...  Egli sembra rapito dall'euforia di un amante fedele che mette sotto torchio i propri occhi nel tentativo di ricostruire e ottenere una miglior resa dello sfumato, di colori intensi eppur pacati; un'umile forma di fiducia che lo porta sempre al punto di partenza - benché senza mai la sensazione di sterile ripetitività- e lo induce a rivisitare, riconsiderare e ricreare la stessa istanza di amore e luce: luce che per ciascuno di noi appartiene a due aspetti: nel caso di Morandi, si tratta di luce del giorno e crepuscolo, ma anche della luce splendente del sole, anche se velata, mentre nel mio caso, la luce appartiene allo 'sfumato' della vita, all'infinito bagliore della chiarezza mentale".
In Giorgio Morandi, Londra, Tate Modern, 2001, catalogo della mostra, pagg. 11-15 e 58