Lot 17
  • 17

Francesco Ubertini, detto Bachiacca

Estimate
250,000 - 350,000 EUR
bidding is closed

Description

  • Francesco Ubertini, detto Bachiacca
  • Ritratto di dama col liuto
  • olio su tela

Provenance

Collezione Samderson, Edimburgo;
Collezione Fischer, New York, 1911;
Collezione Trotti, Parigi;
Collezione Contini Bonacossi.

Literature

A. Venturi, Storia dell'arte italiana. La pittura del Cinquecento, Milano 1925, vol. IX, p. 464, illustrato fig. 345 (come Bachiacca);
E. Cecchi, "Dipinti del Bachiacca" in Pinacotheca, 1928-1929, VII-VIII, pp. 88-90  (come Bachiacca);
B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance. Florentine school, London 1963, vol I, p. 20 (come Bachiacca);
L. Nikolenko, Francesco Ubertini called il Bachiacca, New York 1966, p. 54, illustrato fig. 56 (come Bachiacca).

Catalogue Note

Questo magnifico Ritratto di Dama col liuto è uno dei più alti esempi di ritrattistica rinascimentale. La tradizionale attribuzione al Bachiacca, che recava quando ancora era parte della collezione Contini - per confronto con il Suonatore di Liuto già Kress ora al New Orleans Museum of Art - non sembra più essere accettabile, ma ciò non intacca la posizione di assoluta rilevanza che il nostro quadro occupa nell'ambito dello svilupparsi del genere fra il terzo e il quarto decennio del Cinquecento.
Per quanto una forte attenzione disegnativa, specie nella definizione del volto e degli scorci perfettamente compiuti delle mani, sembrino ricondurlo all'ambito toscano, non spiccati risultano gli elementi caratteristici del primo manierismo fiorentino che possano apparentare la nostra tavola al contesto mediceo, così profondamente intriso della lezione ancora raffaellesca di Andrea del Sarto e dell'eleganza estenuata del Bronzino. Per accertarne l'autografia bisognerà perciò spostarsi leggermente verso nord e avvicinarsi al pittore lucchese Paolo Zacchia il Vecchio (Zacchia di Antonio da Vezzano, detto Zacchia il vecchio, Lucca ca 1500-Lucca post 1561), la cui formazione nella bottega di Ridolfo del Ghirlandaio non nega queste origini, ma si distingue dalla maniera di compagni quali il Puligo o Michele di Ridolfo proprio per la grafia asciutta e incisiva, quasi scultorea, del suo fare pittorico. Si approssimano, infatti, al nostro ritratto tanto il volto della Vergine nella pala della chiesa di S. Lorenzo in cappella a Lucca - firmata e datata - quanto alcuni suoi splendidi ritratti su tavola che ne testimoniano la maestria nel genere, quali il Musico siglato del Louvre, il Gentiluomo col cappello di Villa Mansi o infine la Dama coll'ermellino già Colnaghi, tutti resi noti da John Pope-Hennessy in un magistrale articolo del lontano 1938. Di Zacchia non si conoscono ritratti all'aperto e questo ci priva di un ulteriore elemento di raffronto (v. J. Pope-Hennessy, "Zacchia il Vecchio and Lorenzo Zacchia" in Burlington Magazine, n. CDXXII, Maggio 1938, pp. 213-223, plate II, A-B-C). Proprio l'accento nordico del paesaggio, infatti, come anche il copricapo alla turca indossato dalla Dama - qui ingentilito da un fiore - indussero a suo tempo il redattore della notifica ad avvicinare il nostro dipinto al contesto veneto-padano e più specificamente alla maniera dell''"Amico friulano del Dosso" coniato da Longhi, ma quest'analogia non appare calzante per l'assenza di quella vaghezza soffusa e irreale, quasi magica, che contraddistingue la natura del Dosso e più in generale di tutto il paesaggio emiliano (v. R. Longhi, "L'Amico friulano del Dosso" in Paragone, 131, 1960, pp. 3-9). Molto più calzante appare invece il confronto con il cosiddetto Ritratto di Alda Gambara di proprietà dello Stato italiano, a suo tempo attribuito dalla Gregori ad Altobello Melone, la cui autografia andrà forse rivista alla luce proprio di queste assonanze (v. M. Gregori, "Altobello, il Romanino e il '500 cremonese" in Paragone, 93, 1957, pp. 16-40, tav. 15a).
Comunque si voglia risolvere la questione attribuzionistica, la tangenza della nostra Dama col Liuto con tante componenti essenziali per lo sviluppo di una ritrattistica rinascimentale, dal giorgionismo al manierismo toscano del Bronzino, la eleva a tassello importante in questo panorama, collocandola da un punto di vista cronologico intorno agli anni Trenta del Cinquecento.


Il dipinto è stato dichiarato di particolare interesse storico artistico con Decreto Ministeriale in data 29 Giugno 1997 (come Amico friulano del Dosso).

Please note that this lot has been "notified" with a Ministerial Decree dated 29th June 1997. The Ministry has declared its importance in the context of the Italian cultural patrimony. The lot cannot be exported outside Italy.