Lot 62
  • 62

Carlo Markò il Vecchio

Estimate
80,000 - 120,000 EUR
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Description

  • Carlo Markò il Vecchio
  • diana e callisto
  • firmato e datato in basso al centro C. Markò p. Appeggi 1850.
  • olio su tela
  • cm. 143 x 200

Condition

Work relined. Painting relining was due to a long irregular tear running from the top pf the tree in the center, down for 40 cm and turning right towards the right border for 70 cm circa. The ultra violet light reveals: retouches along the perimeter of the painting in correspondence to the old frame, small retouches among the trees on the right-hand side; two 40 cm long parallel paint integrations at 4 cm circa from the lower margin (1 and 1.5 cm wide); a retouch on the knee of the woman holding on to the branch; some retouches under Callisto. The varnish is fluorescent and dishomogeneously spread; it has been removed from the light areas: sky, flesh of the feagures, light trees. The thickness of the varnish does not make possible to spot possible old restorations.
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Catalogue Note

Lo straordinario dipinto di Carlo Markò qui esposto, tela ispirata all'episodio mitologico di Diana e Callisto narrato da Ovidio nelle sue Metamorfosi - incentrato sul momento in cui Diana scopre la gravidanza di Callisto e scocca la freccia, punendola per essersi lasciata sedurre da Giove ed essere venuta meno al proprio voto di castità -, ci riporta al clima artistico della Toscana granducale, dove il pittore ungherese giunge alla fine del quarto decennio dell'ottocento.

Originario di Leütschau, nel 1832 Markò lascia Vienna, la città che lo aveva accolto e formato come ritrattista e miniaturista, e si trasferisce nel Lazio dove si specializza nel cosiddetto paesaggio "alla romana" caratterizzato da un perfetto equilibrio fra invenzione - memore di quella tradizione classica, da Poussin a Lorrain a Van Bloemen, cui si deve l'ideazione e la codificazione del paesaggio della campagna romana - e uno studio diretto e approfondito dell'ambiente naturale.

Nel 1838, ormai pittore affermato, Markò decide di trasferirsi a Firenze, dove, grazie alla poetica idilliaca dei suoi paesaggi e alla ammirazione dei critici contemporanei, ottiene benevolenza da parte dei Lorena e commissioni da tutta Europa.

Il dipinto, come indica l'iscrizione posta dall'autore, è eseguito nel 1850 nella villa medicea di Lappeggi  - residenza privata del pittore ma anche sede di quella scuola di pittura di paesaggio che Markò condurrà con successo rinnovando la tradizione pittorica del paesaggio accademico - e si caratterizza proprio per l'eleganza della composizione e la perfetta sintonia che il pittore riesce ad ottenere tra il paesaggio, ideale ma colto dal vero, e i personaggi mitologici che lo animano.

Dello stesso anno è da ricordare La mietitura (firmato, datato e inscritto come il nostro: C. Markò p. Appeggi / 1850), tela incentrata su una scena di vita contadina, eseguita anch'essa a Villa Lappeggi per il marchese Carlo Crivelli e oggi di propietà della Pinacoteca di Belle Arti di Brera.

E. C.